Sembra strano adesso che di Ponyo sulla scogliera ne hanno parlato persino al TG1 e Miazaki è ormai conosciuto anche al grande pubblico. Intendo qui in Italia, in Giappone lo è già da almeno vent’anni.
Comunque da allora appena esce al cinema un film di Miazaki mi ci butto immediatamente sopra a corpo morto. Qualche anno dopo “Principessa Mononoke” è uscito “La città incantata” (quello che preferisco in assoluto) poi “Il castello errante di Howl”. Ho visto anche “Laputa castello nel cielo”, nonché la serie “Conan ragazzo del futuro”: tutte opere di altissimo livello.
Una curiosità, Goro Miazaki (il figlio di Hayao) sta seguendo le orme del padre, il suo unico lungometraggio (“I racconti di Terramare”, tratto dall’omonima saga di Ursula LeGuin) si dice non sia del livello di quelli del padre, ma comunque un giorno di questi mi toglierò la curiosità di vederlo.
TRAMA e COMMENTO: Brunilde, pesce rosso dalla faccia umana figlia di una dea marina e uno stregone umano che ora vive negli abissi, fugge dalla casa sottomarina del padre. Viene quasi catturata da una rete a strascico, finisce in un barattolo di marmellata e viene salvata da Soske, un bambino di 5 anni che la ribattezza Ponyo. Nel rompere il barattolo di marmellata Soske si ferisce e Ponyo gli lecca la ferita guarendola. Il sangue di Soske rende Ponyo in grado di mutare forma e la sua amicizia la convince di voler diventare una bambina.
La magia di Ponyo però getta nel caos gli oceani, la luna si avvicina e le maree si alzano rischiando di inghiottire la città di Soske (e forse tutto il mondo).
Naturalmente toccherà a Soske rimettere tutto a posto, ma di più non vi dico.
“Ponyo sulla scogliera” è l’opera più a misura di bambino tra tutte quelle che ho visto di Miazaki, sia come storia, sia come tratto del disegno. Per questo è anche la più semplice e la meno oscura. Certo si tratta di una semplicità tutta giapponese, il chè significa che comunque rispetto ad un film di animazione occidentale è lo stesso molto più complesso, sfaccettato e assai meno schematico nell’offrire spiegazioni. Inoltre, se pure ripulita dalle sue venature oscure anche “Ponyo sulla scogliera” è un’opera di grandissima forza visionaria, che è poi il motivo principale per cui i film di Miazaki mi piacciono così tanto.
Certo, se nella vostra vita non avete mai visto altri film d’animazione che “La sirenetta” e “Shrek” dovete sapere che quello a cui andate incontro è qualcosa di radicalmente diverso.
Sia come storia, sia a livello di ritmo narrativo: insomma è verosimile che possiate anche trovarlo piuttosto noioso.
Detto questo direi che dovreste esservi fatti un’idea.
Io ovviamente lo consiglio.
Comunque da allora appena esce al cinema un film di Miazaki mi ci butto immediatamente sopra a corpo morto. Qualche anno dopo “Principessa Mononoke” è uscito “La città incantata” (quello che preferisco in assoluto) poi “Il castello errante di Howl”. Ho visto anche “Laputa castello nel cielo”, nonché la serie “Conan ragazzo del futuro”: tutte opere di altissimo livello.
Una curiosità, Goro Miazaki (il figlio di Hayao) sta seguendo le orme del padre, il suo unico lungometraggio (“I racconti di Terramare”, tratto dall’omonima saga di Ursula LeGuin) si dice non sia del livello di quelli del padre, ma comunque un giorno di questi mi toglierò la curiosità di vederlo.
TRAMA e COMMENTO: Brunilde, pesce rosso dalla faccia umana figlia di una dea marina e uno stregone umano che ora vive negli abissi, fugge dalla casa sottomarina del padre. Viene quasi catturata da una rete a strascico, finisce in un barattolo di marmellata e viene salvata da Soske, un bambino di 5 anni che la ribattezza Ponyo. Nel rompere il barattolo di marmellata Soske si ferisce e Ponyo gli lecca la ferita guarendola. Il sangue di Soske rende Ponyo in grado di mutare forma e la sua amicizia la convince di voler diventare una bambina.
La magia di Ponyo però getta nel caos gli oceani, la luna si avvicina e le maree si alzano rischiando di inghiottire la città di Soske (e forse tutto il mondo).
Naturalmente toccherà a Soske rimettere tutto a posto, ma di più non vi dico.
“Ponyo sulla scogliera” è l’opera più a misura di bambino tra tutte quelle che ho visto di Miazaki, sia come storia, sia come tratto del disegno. Per questo è anche la più semplice e la meno oscura. Certo si tratta di una semplicità tutta giapponese, il chè significa che comunque rispetto ad un film di animazione occidentale è lo stesso molto più complesso, sfaccettato e assai meno schematico nell’offrire spiegazioni. Inoltre, se pure ripulita dalle sue venature oscure anche “Ponyo sulla scogliera” è un’opera di grandissima forza visionaria, che è poi il motivo principale per cui i film di Miazaki mi piacciono così tanto.
Certo, se nella vostra vita non avete mai visto altri film d’animazione che “La sirenetta” e “Shrek” dovete sapere che quello a cui andate incontro è qualcosa di radicalmente diverso.
Sia come storia, sia a livello di ritmo narrativo: insomma è verosimile che possiate anche trovarlo piuttosto noioso.
Detto questo direi che dovreste esservi fatti un’idea.
Io ovviamente lo consiglio.