Con l’anno nuovo ho cercato di darmi la regola di scrivere una recensione di tutti i film che vado a vedere al cinema. Non dovrebbe essere troppo oneroso perché negli ultimi anni ne sono sempre andato a vedere tra i cinque e i dieci all’anno e non credo che nel 2012 andrà diversamente. Avevo cominciato bene il dicembre scorso con “il mistero di Rookford”, poi sotto Natale ho già cannato “Le idi di marzo”. Un peccato tra l’altro perché è stato assai interessante. Ma forse lo recupero in un altro progetto.
Comunque eccoci qui: “la Talpa”.
Trama: E’ il 1961 e siamo in piena guerra fredda. Il capo dei servizi segreti britannici (John Hurt, il cui nome in codice è Controllo) manda l’agente Jim Prideaux in Ungheria ad incontrare un generale che ha delle informazioni sulla “talpa”, un uomo che si trova ai massimi livelli del circus (il servizio segreto britannico, appunto) ed è in realtà venduto ai russi. Ma è una trappola: qualcosa va storto e Jim viene ucciso. L’incidente diplomatico che ne consegue porta alla destituzione di Controllo e del suo secondo George Smiley (Gary Oldman) e alla loro sostituzione con Percy Alleline e Roy Bland. La teoria riguardante l’esistenza di una talpa viene accantonata. Un anno dopo, Controllo è morto e Smiley viene richiamato in servizio per riprendere le ricerche sulla talpa da dove Controllo le aveva interrotte. I candidati di Controllo erano cinque tra cui uno era Smiley stesso…
Commento: Se appena avete letto “servizi segreti britannici” vi è venuto in mente un film di 007 toglietevelo dalla testa. Non ci sono botte, spari e inseguimenti in questo film. A occhio oserei dire che vengano esplosi tre colpi di pistola, di cui due all’inizio contro Jim Prideaux (riguardo al terzo, mi taccio). Questo non è un difetto, almeno non per me, fosse stato un film alla James Bond sarei stato a casa. “La talpa” è un film di altri tempi, più malinconico che teso, dove tra un ellissi narrativa e un flashback tutto si gioca sui rapporti umani, sull’incresparsi di un sopracciglio, su un gioco di pesi e contrappesi che disegnano a poco a poco una presumibile verità.
Bello? Senza dubbio sì, ma anche molto freddo e plumbeo (sia come meteo che come atmosfera). E anche un po’ enigmatico: della serie, sapete quando un regista (o l’autore di un libro) a un certo punto fa fare a un personaggio lo spiegone a un altro perché così capite anche voi? Beh, qui col cazzo che ve lo fanno lo spiegone, se capite capite, se no affari vostri.
Una menzione anche per la colonna sonora di Alberto Iglesias, di cui già mi aveva copito quella di "Tutto su mia madre" una decina di anni fa.
Voto: 7.5
Comunque eccoci qui: “la Talpa”.
Trama: E’ il 1961 e siamo in piena guerra fredda. Il capo dei servizi segreti britannici (John Hurt, il cui nome in codice è Controllo) manda l’agente Jim Prideaux in Ungheria ad incontrare un generale che ha delle informazioni sulla “talpa”, un uomo che si trova ai massimi livelli del circus (il servizio segreto britannico, appunto) ed è in realtà venduto ai russi. Ma è una trappola: qualcosa va storto e Jim viene ucciso. L’incidente diplomatico che ne consegue porta alla destituzione di Controllo e del suo secondo George Smiley (Gary Oldman) e alla loro sostituzione con Percy Alleline e Roy Bland. La teoria riguardante l’esistenza di una talpa viene accantonata. Un anno dopo, Controllo è morto e Smiley viene richiamato in servizio per riprendere le ricerche sulla talpa da dove Controllo le aveva interrotte. I candidati di Controllo erano cinque tra cui uno era Smiley stesso…
Commento: Se appena avete letto “servizi segreti britannici” vi è venuto in mente un film di 007 toglietevelo dalla testa. Non ci sono botte, spari e inseguimenti in questo film. A occhio oserei dire che vengano esplosi tre colpi di pistola, di cui due all’inizio contro Jim Prideaux (riguardo al terzo, mi taccio). Questo non è un difetto, almeno non per me, fosse stato un film alla James Bond sarei stato a casa. “La talpa” è un film di altri tempi, più malinconico che teso, dove tra un ellissi narrativa e un flashback tutto si gioca sui rapporti umani, sull’incresparsi di un sopracciglio, su un gioco di pesi e contrappesi che disegnano a poco a poco una presumibile verità.
Bello? Senza dubbio sì, ma anche molto freddo e plumbeo (sia come meteo che come atmosfera). E anche un po’ enigmatico: della serie, sapete quando un regista (o l’autore di un libro) a un certo punto fa fare a un personaggio lo spiegone a un altro perché così capite anche voi? Beh, qui col cazzo che ve lo fanno lo spiegone, se capite capite, se no affari vostri.
Una menzione anche per la colonna sonora di Alberto Iglesias, di cui già mi aveva copito quella di "Tutto su mia madre" una decina di anni fa.
Voto: 7.5