giovedì 19 febbraio 2009

SANREMO 2009

Trovo che Sanremo sia uno dei programmi più rilassanti della televisione italiana. Questa kermesse debordante che incolla davanti al piccolo schermo milioni di persone da 60 anni è parte dell’inconscio collettivo di un’Italia ruspante e bonaria di cui specialmente in questi tempi un po’ cupi si sente il bisogno. La musica che suonano però non mi piace granchè.
Quest’anno, devo dire, la trovo in media particolarmente scarsa.
Un paio d’anni fa, l’anno in cui vinse Simone Cristicchi con “Ti regalerò una rosa” (una canzone bella e dolcissima) c’erano almeno altre tre o quattro canzoni che mi piacevano proprio (nel senso che mi piacevano “in assoluto”, non “mi piacevano come canzoni di Sanremo”), tra cui quella che ricordo meglio è quella di Tosca. Quest’anno a essere sincero ho dovuto sforzarmi un po’. Inoltre, a parte la mancanza ci canzoni che mi piacciano proprio “molto in assoluto” la concentrazione di caritidi, rottami, personaggi inutili è davvero alta. Ovviamente tutto questo “a mio parere”.
Sanremo come spettacolo invece funziona bene, Bonolis gli ha impresso un ritmo notevole (specialmente raffrontato al sopore Baudiano) e ha preteso interventi di qualità. Originale l'idea di mettere un valletto uomo e quella delle letture (anche se fatte a tarda sera). Anche i duetti tra lui e Laurenti funzionano (qualcuno più qualcuno meno, ma nel complesso funzionano). Peccato che, come dicevo a non venirgli in socorso sia proprio la qualità della musica. Ma l'auditel gli ha dato ragione per cui tanto basta.
A seguire una breve disamina dei big di quest’anno:

Alexia/Lavezzi: Alexia canta bene (ma con uno stile che non mi piace), Lavezzi le fa da strano contrappunto. La cosa potrebbe anche funzionare, la canzone però è bruttarella. Voto: 5
Povia: gli hanno dato tutti addosso e io ero pronto a unirmi perché francamente mi sta abbastanza sulle palle. Però mi sono ricreduto. La canzone è molto politicamente scorretta, ma racconta una storia e lo fa a mio parere anche con un minimo intelligenza. Certo il terreno è sdrucciolevole e bisogna stare attenti alle generalizzazioni. Voto: 6.5
Al Bano: Inqualificabile. Voto: Non pervenuto
Nicolai/Di Battista: Un genere di canzone che non apprezzo molto, ma almeno ritmata, allegra fortemente musicale e vitale. Voto: 6
Sal Da Vinci: Inadatto al mercato estero. Voto: 3
Gemelli diversi: Da vedere sono terribili e la canzone ha un testo che non mi piace, però la musica c’è. Vista la mancanza di cavalli tanto basta per emergere. Voto: 6.5
Pupo/Belli/’Ndour: patetici e grotteschi. La domanda è: come ci è finito Youssou ‘Ndour con sté due macchiette? Voto: 3
Renga: Canzone al limite della lirica la prima volta non mi era piaciuta granché ma poi è una di quelle che mi è rimasta più in mente. Lui ha una voce che spacca. Voto: 7.5
Masini: Non avrei mai pensato di apprezzare una canzone di Masini. Il suo appello all’Italia è a tratti qualunquista e naif, ma alla fine funziona. E poi diciamocelo: quest’Italia, con tutto il bene che le voglio, ha davvero rotto i coglioni: sentirlo cantare è assai liberatorio. Voto: 6.5
Patty Pravo: si gioca con la Zanicchi il premio “Fuori tempo massimo” e con le tette in bella vista che ha messo in mostra ieri sera lo vince sul filo di lana. Inoltre mi chiedevo: ma in quarant’anni che ce la siamo sorbita nessuno si è mai accorto che canta malissimo? Peccato, la canzone non sarebbe neanche male. Voto: 4
Marco Carta: No! Voto: 1
Fausto Leali: Lui canta bene, ma la canzone è improponibile. Voto: 4
Dolcenera: probabilmente la canzone che preferisco dal punto di vista strettamente musicale. Il testo però è abbastanza loffio. Voto: 7
Iva Zanicchi: sentendo la canzone mi veniva in mente la bionda platinata de “l’ottavo nano” che cantava “Sesso senz’amore” (U!U!). Non mi faceva tanto ridere. Voto: 3
Afterhours: qui in mezzo sembrano dei marziani, non per nulla sono stati eliminati subito. La canzone in sè bisognava sentirla almeno una volta in più per giudicare Voto: 7 (di stima).
Tricarico: ecco: questo è uno di quei fenomeni a mio avviso inspiegabili. Ogni volta che leggo un commento ne sento parlare come di una grande mente creativa. I giornalisti lo osannano in plenum, ma perché? Triste come una salita, dimesso come un alcolista anonimo, egocentrico come primadonna (due canzoni ho sentito a Sanremo e l’ho sentito parlare solo di sé, inoltre la sua canzone più famosa si chiama "Io sono Francesco", fate voi). La sua canzoncina è stupida e insulsa e per essere certo che non ci scappi di apprezzarla lui la rantola che è uno strazio. E il pubblico, giustamente, lo ignora. Senza voto.

lunedì 16 febbraio 2009

Racconti frizzanti e Open Book


Un breve post per comunicarvi che il mio racconto “Wine Karma” è stato scelto da Damster Edizioni per l’antologia “Racconti Frizzanti” in uscita alla fine del mese e il cui racconto vincitore (tutt’ora ignoto, i selezionati per la pubblicazione sono i “finalisti”) sarà premiato durate il 4 aprile allo stand Emilia Romagna di Vinitaly 2009. Qui a fianco la probabile copertina.
Seconda cosa l’iniziativa Open Book, collegata a Book Modena 2009, e di cui vi ho parlato qualche post orsono procede, direi, bene. Abbiamo ancora due settimane circa per completarla e direi che ci riusciremo senza problemi su tutti e tre i filoni. Intanto persino “La Stampa” ha parlato di noi. Ho conservato il cartaceo ma non avendo uno scanner non lo posso condividere con voialtri. Comunque è il classico articolo che dice: "chi siete?", "cosa portiate?", "sì, ma quanti siete?", "un fiorino!".

sabato 7 febbraio 2009

IL BAMBINO COI SONAGLI (FIABA)

CHIACCHIERE preliminari: Ho conosciuto i Fiaba tre o quattro anni fa grazie ad un amico che tutti chiamano Belluomo (chissà poi perché? Non mi è mai parso né così bello da meritarsi l’appellativo in senso proprio, nè così brutto da meritarselo per contrappasso… se sei in ascolto, Marco, ce lo potresti anche spigare…) un mio compagno della Achille Marozzo, una Sala d’Arme che studia la scherma rinascimentale (ebbene sì, come probabilmente vari tra i miei lettori già sospettavano io non sono esattamente una persona normale…). Comunque fu lui mi prestò “I racconti del Giullare Cantore”.
Io lo misi nel lettore, ascoltai il primo pezzo e pensai: “Ma questa che roba è, mamma mia!” e lo misi via senza prestargli ulteriore attenzione.
Raramente la nemesi storia storica si è abbattuta su di me con altrettanta ferocia: adesso quel cd è uno dei miei preferiti in assoluto. E così eccomi qui all’ascolto de “Il bambino coi sonagli”.

COMMENTO: Bisogna dire che in realtà la mia prima reazione nell’ascoltare “I racconti del giullare cantore” è abbastanza scusabile. Il rock progressivo dei FIABA è musica che facilmente al primo ascolto rischia di non piacere granché. Bisogna assaporarne con calma le atmosfere, concentrarsi nell’ascolto dei (bellissimi) testi, abituarsi alla loro abitudine a giustapporre pathos e grottesco, insomma mettersi completamente nelle mani della loro vena creativa. Per me a volte è uno sforzo, ma lo faccio volentieri perché so che è un investimento che vale.
Anche con questo “Il bambino coi sonagli” è stato così. Il primo ascolto è stato faticoso, già cominciavo a pensare cose del tipo: “Mi sa che questa volta i Fiaba hanno un po’ toppato.”, poi però gli ho dato fiducia e la fiducia è stata ampiamente ripagata.
“Il bambino coi sonagli” in realtà è un singolo, contenente un unico pezzo i 18 minuti, e narra una storia che è il seguito di un’altra contenuta nel loro primo cd e si chiama “I sogni di Marzia”. Ma non dovete preoccuparvene troppo perché si capisce perfettamente lo stesso.
Già mi vedo molti che storcono il naso pensando: “A me queste operazioni non piacciono.”
Magari mi sbaglio, ma sicuramente a me di norma queste operazioni (tipo concept album) non piacciono.
Eppure qui ancora una volta non posso che togliermi tanto di cappello (rigorosamente a tricorno, come nella loro tradizione): i Fiaba raccontano una storia bellissima, commuovente e divertente. La musica è sempre di gran classe, ricercata ma senza i virtuosismi inutili (e per me alquanto irritanti) della maggioranza dei gruppi prog.
Ogni loro cd che ascolto sia avvicinano sempre più alla vetta delle mie preferenze musicali.
E’ un grandissimo peccato che siano così poco noti.
Io, per parte mia, non posso far altro che consigliarli a tutti.
A seguire un estratto dal testo della canzone (sperando che non prendano a male il mio entusiasmo nel volervo condividere con voi tutti...)



Il merlo alle mie spalle piange, non me n’ero accorto.
-Non avrei giammai sperato in un fato
così strano, la tua mano ha reso il ramo offeso un tempo d’altra mano.”
Poi mi dice “Dopo ciò che hai visto e fatto,
di cantare questo regno tu sei degno,
entra,
ma fai piano”

E alla base di quell’albero mi indica
un passaggio, io ricordo ch’era maggio, adagio scendo per le scale.
Entro. Per la prima volta vedo lì la cattedrale e una statua con un abito
ed un tricorno.

Credo un uomo scelga allora, non importa se bambino,
quando viene rivelato ciò che vuole e deve fare.
Ho indossato quel cappello, il mio destino da giullare.