sabato 7 febbraio 2009

IL BAMBINO COI SONAGLI (FIABA)

CHIACCHIERE preliminari: Ho conosciuto i Fiaba tre o quattro anni fa grazie ad un amico che tutti chiamano Belluomo (chissà poi perché? Non mi è mai parso né così bello da meritarsi l’appellativo in senso proprio, nè così brutto da meritarselo per contrappasso… se sei in ascolto, Marco, ce lo potresti anche spigare…) un mio compagno della Achille Marozzo, una Sala d’Arme che studia la scherma rinascimentale (ebbene sì, come probabilmente vari tra i miei lettori già sospettavano io non sono esattamente una persona normale…). Comunque fu lui mi prestò “I racconti del Giullare Cantore”.
Io lo misi nel lettore, ascoltai il primo pezzo e pensai: “Ma questa che roba è, mamma mia!” e lo misi via senza prestargli ulteriore attenzione.
Raramente la nemesi storia storica si è abbattuta su di me con altrettanta ferocia: adesso quel cd è uno dei miei preferiti in assoluto. E così eccomi qui all’ascolto de “Il bambino coi sonagli”.

COMMENTO: Bisogna dire che in realtà la mia prima reazione nell’ascoltare “I racconti del giullare cantore” è abbastanza scusabile. Il rock progressivo dei FIABA è musica che facilmente al primo ascolto rischia di non piacere granché. Bisogna assaporarne con calma le atmosfere, concentrarsi nell’ascolto dei (bellissimi) testi, abituarsi alla loro abitudine a giustapporre pathos e grottesco, insomma mettersi completamente nelle mani della loro vena creativa. Per me a volte è uno sforzo, ma lo faccio volentieri perché so che è un investimento che vale.
Anche con questo “Il bambino coi sonagli” è stato così. Il primo ascolto è stato faticoso, già cominciavo a pensare cose del tipo: “Mi sa che questa volta i Fiaba hanno un po’ toppato.”, poi però gli ho dato fiducia e la fiducia è stata ampiamente ripagata.
“Il bambino coi sonagli” in realtà è un singolo, contenente un unico pezzo i 18 minuti, e narra una storia che è il seguito di un’altra contenuta nel loro primo cd e si chiama “I sogni di Marzia”. Ma non dovete preoccuparvene troppo perché si capisce perfettamente lo stesso.
Già mi vedo molti che storcono il naso pensando: “A me queste operazioni non piacciono.”
Magari mi sbaglio, ma sicuramente a me di norma queste operazioni (tipo concept album) non piacciono.
Eppure qui ancora una volta non posso che togliermi tanto di cappello (rigorosamente a tricorno, come nella loro tradizione): i Fiaba raccontano una storia bellissima, commuovente e divertente. La musica è sempre di gran classe, ricercata ma senza i virtuosismi inutili (e per me alquanto irritanti) della maggioranza dei gruppi prog.
Ogni loro cd che ascolto sia avvicinano sempre più alla vetta delle mie preferenze musicali.
E’ un grandissimo peccato che siano così poco noti.
Io, per parte mia, non posso far altro che consigliarli a tutti.
A seguire un estratto dal testo della canzone (sperando che non prendano a male il mio entusiasmo nel volervo condividere con voi tutti...)



Il merlo alle mie spalle piange, non me n’ero accorto.
-Non avrei giammai sperato in un fato
così strano, la tua mano ha reso il ramo offeso un tempo d’altra mano.”
Poi mi dice “Dopo ciò che hai visto e fatto,
di cantare questo regno tu sei degno,
entra,
ma fai piano”

E alla base di quell’albero mi indica
un passaggio, io ricordo ch’era maggio, adagio scendo per le scale.
Entro. Per la prima volta vedo lì la cattedrale e una statua con un abito
ed un tricorno.

Credo un uomo scelga allora, non importa se bambino,
quando viene rivelato ciò che vuole e deve fare.
Ho indossato quel cappello, il mio destino da giullare.


Nessun commento:

Posta un commento