DUE CHIACCHIERE PRELIMINARI: Mi sono imbattuto in questo fumetto per caso, ne cercavo un altro e mi è capitato in mano questo. Sono in un periodo in cui ho voglia di leggere fumetti fantasy, anche perché ora come ora faccio fatica a leggere libri.
Da qualche tempo a questa parte ho cominciato a leggere un fumetto dalla prima all’ultima pagina, compresi i ringraziamenti e lo staff che ha lavorato al progetto. Tutto quanto. Così ho scoperto che questo primo albo inaugura anche una casa editrice (la Omniars) e che l’autore del fumetto (Francesco Vivona) è anche il direttore editoriale della casa editrice, e leggendo l’accoratezza dell’editoriale (scritto sempre dall’autore) mi sono fatto un’idea abbastanza precisa di quanto questa persona si debba essere spesa nel progetto. Perché tutto questo odora terribilmente di autoproduzione, ma ad averlo tra le mani “Il cammino dei sette millenni” sembra tutto tranne che autoprodotto.
Anzi, la produzione curatissima, carta patinata, tavole tutte a colori, distribuzione in edicola. E badate bene che fa una bella differenza: le piccole case editrici (qui parlo di editoria “libraria”) hanno un grandissimo problema con la distribuzione. La distribuzione costa e spesso non significa visibilità. Una volta il proprietario di una fumetteria mi ha spiegato che in quel mondo ci sono due livelli ben distinti: quello degli albi che arrivano solo in fumetteria, in cui il prodotto raggiunge solo gli appassionati, e quello degli albi che arrivano anche nelle edicole dove potenzialmente possono raggiungere tutti. E d’altra parte a Modena ci sono 4 fumetterie e ci saranno forse cento edicole.
La differenza è lampante.
In considerazione di tutto questo ho avuto immediatamente un moto di istintiva simpatia per questo ammirevole avventuriero e la sua esperienza editoriale e autoriale (anche perché non ho potuto fare a meno di pensare a quanto grano deve aver cacciato per questo lodevole tentativo…).
Ma ora parliamo un po’ del fumetto.
LA TRAMA IN DUE (o anche quattro) PAROLE: Akerone Der Urlik sovrano dei centauri penetra nel tempio degli alfeuti (creature somiglianti a troll, anche se di spirito assai più nobile) per impossessarsi dell’essenza delle rocce. Ora ne possiede due, quando le possiederà tutte e sette (ciascuna è custodita da una popolazione diversa) gli si spalancheranno le porte dell’Eptacor. Di che si tratti non l’ho ben capito, ma sicuramente una cosa molto desiderabile e interessante.
Cambio di scena.
Nefesto, alfeuta custode del tempio delle rocce e sopravvissuto al massacro ordito dal sovrano dei centauri, giunge in casa di Liam Lehansen Morla della popolazione dei Lumienh, unico figlio superstite di Lear Nohansen Morla, grande eroe del regno di Dagradia (che comprende tutte e sette le popolazioni) morto in circostanze misteriose dopo aver (pare) ucciso tutto il resto della sua famiglia. Nefesto oltre alla notizia della caduta del tempio alfeuta porta con sé Animah-Argenti la sacra spada che le leggende vogliono sia stata dell’Eroe che combattè il male a Dagradia sette millenni prima. Toccherà a Liam portarla al sovrano di Dagradia attraverso Shen Ra Sul, la città degli Umbrox e poi… basta perché qui finisce l’albo.
Naturalmente c’è molto di più, ma direi che un’idea ve la siete fatta.
E ora il COMMENTO:
Innanzitutto faccio una premessa: ho già detto della simpatia che questo progetto da “venture-cartoonist” ha suscitato in me. Non pensate però che per questo mi lasci troppo intenerire e darò una valutazione parziale. Non sono un fanatico dell’underground e dell’autoprodotto. Anzi io penso (autolesionisticamente, perché io per primo pubblico i miei scritti con piccole case editrici) che se un progetto non attira l’attenzione di una casa editrice di discrete dimensioni è perché probabilmente non è sufficientemente valida. Controprova di questa teoria è che mi è capitato raramente di leggere un’opera di questo tipo che io giudicassi davvero onestamente buona. Il fumetto fa in parte eccezione, ad esempio mi piacevano molto le serie della Orione (la casa editrice che produceva Ares, Harmoran e che ha prodotto gli ultimi albi di 2700), e comunque va da sé che ci sono sempre eccezioni. Però dalla mia poca esperienza mi sono fatto l’idea che in realtà il mondo dell’editoria sia più meritocratico di quello che tradizionalmente si pensa, e comunque più moltissimi altri con cui mi è capitato di dovermi rapportare.
Detto questo, il COMMENTO VERO:
Sulla qualità della produzione dell’oggetto mi sono pronunciato: è veramente buona.
I disegni pure sono davvero ottimi (almeno per quello che io, da profano, posso capirne…).
Per quanto riguarda il lato narrativo, sul quale mi sento mi sento un po’ più competente: il fumetto ha un bel ritmo, una storia interessante un ambientazione e dei personaggi ben tratteggiati.
Due pecche: un target un po’ troppo adolescenziale per la mia età, e un personaggio principale decisamente troppo ripiegato sui suo guai famigliar-personali per i miei gusti. Questa figura antieroica, che poi tragicamente con il procedere della storia ho il sentore che si rivelerà eroica, che pigola e piagnucola sui suoi problemi e sulle sue impredestinate predestinazioni mi provoca un immediata costrizione dei dotti biliari con ittero annesso. Non lo faccio apposta, è un riflesso condizionato. Ma è un problema mio: dalla tredicesima saga di Shannara in poi questi personaggi ho cominciato a viverli male.
Per il resto la promozione è a pieni voti.
P.S.: per saperne di più potete visitare il bellissimo sito ufficale settemillenni.com (proprio così, senza il “www”)
Da qualche tempo a questa parte ho cominciato a leggere un fumetto dalla prima all’ultima pagina, compresi i ringraziamenti e lo staff che ha lavorato al progetto. Tutto quanto. Così ho scoperto che questo primo albo inaugura anche una casa editrice (la Omniars) e che l’autore del fumetto (Francesco Vivona) è anche il direttore editoriale della casa editrice, e leggendo l’accoratezza dell’editoriale (scritto sempre dall’autore) mi sono fatto un’idea abbastanza precisa di quanto questa persona si debba essere spesa nel progetto. Perché tutto questo odora terribilmente di autoproduzione, ma ad averlo tra le mani “Il cammino dei sette millenni” sembra tutto tranne che autoprodotto.
Anzi, la produzione curatissima, carta patinata, tavole tutte a colori, distribuzione in edicola. E badate bene che fa una bella differenza: le piccole case editrici (qui parlo di editoria “libraria”) hanno un grandissimo problema con la distribuzione. La distribuzione costa e spesso non significa visibilità. Una volta il proprietario di una fumetteria mi ha spiegato che in quel mondo ci sono due livelli ben distinti: quello degli albi che arrivano solo in fumetteria, in cui il prodotto raggiunge solo gli appassionati, e quello degli albi che arrivano anche nelle edicole dove potenzialmente possono raggiungere tutti. E d’altra parte a Modena ci sono 4 fumetterie e ci saranno forse cento edicole.
La differenza è lampante.
In considerazione di tutto questo ho avuto immediatamente un moto di istintiva simpatia per questo ammirevole avventuriero e la sua esperienza editoriale e autoriale (anche perché non ho potuto fare a meno di pensare a quanto grano deve aver cacciato per questo lodevole tentativo…).
Ma ora parliamo un po’ del fumetto.
LA TRAMA IN DUE (o anche quattro) PAROLE: Akerone Der Urlik sovrano dei centauri penetra nel tempio degli alfeuti (creature somiglianti a troll, anche se di spirito assai più nobile) per impossessarsi dell’essenza delle rocce. Ora ne possiede due, quando le possiederà tutte e sette (ciascuna è custodita da una popolazione diversa) gli si spalancheranno le porte dell’Eptacor. Di che si tratti non l’ho ben capito, ma sicuramente una cosa molto desiderabile e interessante.
Cambio di scena.
Nefesto, alfeuta custode del tempio delle rocce e sopravvissuto al massacro ordito dal sovrano dei centauri, giunge in casa di Liam Lehansen Morla della popolazione dei Lumienh, unico figlio superstite di Lear Nohansen Morla, grande eroe del regno di Dagradia (che comprende tutte e sette le popolazioni) morto in circostanze misteriose dopo aver (pare) ucciso tutto il resto della sua famiglia. Nefesto oltre alla notizia della caduta del tempio alfeuta porta con sé Animah-Argenti la sacra spada che le leggende vogliono sia stata dell’Eroe che combattè il male a Dagradia sette millenni prima. Toccherà a Liam portarla al sovrano di Dagradia attraverso Shen Ra Sul, la città degli Umbrox e poi… basta perché qui finisce l’albo.
Naturalmente c’è molto di più, ma direi che un’idea ve la siete fatta.
E ora il COMMENTO:
Innanzitutto faccio una premessa: ho già detto della simpatia che questo progetto da “venture-cartoonist” ha suscitato in me. Non pensate però che per questo mi lasci troppo intenerire e darò una valutazione parziale. Non sono un fanatico dell’underground e dell’autoprodotto. Anzi io penso (autolesionisticamente, perché io per primo pubblico i miei scritti con piccole case editrici) che se un progetto non attira l’attenzione di una casa editrice di discrete dimensioni è perché probabilmente non è sufficientemente valida. Controprova di questa teoria è che mi è capitato raramente di leggere un’opera di questo tipo che io giudicassi davvero onestamente buona. Il fumetto fa in parte eccezione, ad esempio mi piacevano molto le serie della Orione (la casa editrice che produceva Ares, Harmoran e che ha prodotto gli ultimi albi di 2700), e comunque va da sé che ci sono sempre eccezioni. Però dalla mia poca esperienza mi sono fatto l’idea che in realtà il mondo dell’editoria sia più meritocratico di quello che tradizionalmente si pensa, e comunque più moltissimi altri con cui mi è capitato di dovermi rapportare.
Detto questo, il COMMENTO VERO:
Sulla qualità della produzione dell’oggetto mi sono pronunciato: è veramente buona.
I disegni pure sono davvero ottimi (almeno per quello che io, da profano, posso capirne…).
Per quanto riguarda il lato narrativo, sul quale mi sento mi sento un po’ più competente: il fumetto ha un bel ritmo, una storia interessante un ambientazione e dei personaggi ben tratteggiati.
Due pecche: un target un po’ troppo adolescenziale per la mia età, e un personaggio principale decisamente troppo ripiegato sui suo guai famigliar-personali per i miei gusti. Questa figura antieroica, che poi tragicamente con il procedere della storia ho il sentore che si rivelerà eroica, che pigola e piagnucola sui suoi problemi e sulle sue impredestinate predestinazioni mi provoca un immediata costrizione dei dotti biliari con ittero annesso. Non lo faccio apposta, è un riflesso condizionato. Ma è un problema mio: dalla tredicesima saga di Shannara in poi questi personaggi ho cominciato a viverli male.
Per il resto la promozione è a pieni voti.
P.S.: per saperne di più potete visitare il bellissimo sito ufficale settemillenni.com (proprio così, senza il “www”)
very interesting. quanti numeri saranno in totale?
RispondiEliminaSinceramente questa cosa non sono riuscito a capirla...
RispondiEliminaGrazie davvero per le tue parole e per il sostegno. Spero di riuscire ad arrivare fino alla fine di questo sogno, sicuramente, non mollerò fino a che non avrò tentato tutto il tentabile.
RispondiEliminaGrazie ancora.
Francesco Vivona