Sono un grande fan di Eraldo Baldini.
E’ l’unico autore di cui mi fiondo letteralmente ad acquistare ogni nuova opera - oltre a Martin, almeno per quel che riguarda le “Cronache del ghiaccio e del fuoco”.
Un giorno di questi, quando avrò tempo (leggasi “mai”) mi piacerebbe scrivere un ampio articolo monografico sull’opera di Baldini. Credo sia l’unico autore di cui ho letto praticamente tutto. Non tutto mi è piaciuto da matti, ma la maggior parte dei libri sì. Comunque per farvi un’idea di come è andata con questo libro vi faccio un piccolo calendario. Tenete conto che di solito il tempo morto tra l’acquisizione dell’informazione riguardo ad un libro, l’acquisto e la lettura per me varia dai sei mesi ad un anno e spesso non si concretizza proprio mai.
Venerdì 8 aprile ho scoperto che usciva il suo nuovo libro.
Sabato 9 l’ho comprato e messo sul mio comodino.
Domenica 10 Simona me lo ha requisito (lo aveva pagato lei…).
Domenica 17 lo ha finito e me lo ha restituito
Lunedì 18 l’ho cominciato.
Ieri l’ho finito.
Per un libro acquistato da venti giorni essere già stato letto due volte non è male!
TRAMA: Siamo nel 1963 in un’Italia post-bellica che sta per entrare nel boom economico. Gigi ha dieci anni e vive a Bagnago un paesino del ravennate e il suo sogno più grande è comprare una bicicletta che ha visto in una vetrina del paese. Però costa 20.000 lire, un’enormità per la sua famiglia economicamente disastrata. Si mette allora alacremente al lavoro per racimolare questa ragguardevole somma. Intanto con il nuovo anno si trasferisce nella sua classe una bambina, Allegra, con la quale Gigi stringe progressivamente una tenera amicizia.
RECENSIONE: per la seconda volta consecutiva Baldini ci porta con i suoi libri in un contesto rurale degli anni ’60, verosimilmente quelli (trasfigurati) della sua infanzia: in un’Italia a cavallo del boom economico che non ha ancora perso la sua innocenza.
Si tratta però di un’innocenza feroce.
“L’uomo nero e la bicicletta blu” non è un horror, non ha proprio niente dell’horror. E’ un romanzo di formazione. Eppure è un libro di Baldini al cento per cento. Lo sguardo dell’antropologo fotografa una galleria di personaggi indimenticabili con un tono di elegia comica che scivola a poco a poco nel dramma. Lo fa con gli occhi fanciulleschi del suo protagonista e con un linguaggio in apparenza semplice (ma in realtà affilatissimo) che ti precipita a rotta di collo giù per la pagine senza mai un dubbio di significato.
Sì perché leggere i libri di Baldini è anche un piacere “estetico”: non c’è mai un aggettivo più del necessario, mai un’espressione eccessivamente ricercata e al contempo mai alcuna banale. Chi come me scrive (o ci prova) sa quanto sia stretta questa strada e quanto difficile restare al suo interno tutto il tempo.
Che altro dire? Che “L’uomo nero e la bicicletta blu” è uno di quei libri che vorrei poter dire di avere scritto io. Visto che non è così mi tolgo almeno lo sfizio di consigliarlo a tutti.
Voto: 9.
E’ l’unico autore di cui mi fiondo letteralmente ad acquistare ogni nuova opera - oltre a Martin, almeno per quel che riguarda le “Cronache del ghiaccio e del fuoco”.
Un giorno di questi, quando avrò tempo (leggasi “mai”) mi piacerebbe scrivere un ampio articolo monografico sull’opera di Baldini. Credo sia l’unico autore di cui ho letto praticamente tutto. Non tutto mi è piaciuto da matti, ma la maggior parte dei libri sì. Comunque per farvi un’idea di come è andata con questo libro vi faccio un piccolo calendario. Tenete conto che di solito il tempo morto tra l’acquisizione dell’informazione riguardo ad un libro, l’acquisto e la lettura per me varia dai sei mesi ad un anno e spesso non si concretizza proprio mai.
Venerdì 8 aprile ho scoperto che usciva il suo nuovo libro.
Sabato 9 l’ho comprato e messo sul mio comodino.
Domenica 10 Simona me lo ha requisito (lo aveva pagato lei…).
Domenica 17 lo ha finito e me lo ha restituito
Lunedì 18 l’ho cominciato.
Ieri l’ho finito.
Per un libro acquistato da venti giorni essere già stato letto due volte non è male!
TRAMA: Siamo nel 1963 in un’Italia post-bellica che sta per entrare nel boom economico. Gigi ha dieci anni e vive a Bagnago un paesino del ravennate e il suo sogno più grande è comprare una bicicletta che ha visto in una vetrina del paese. Però costa 20.000 lire, un’enormità per la sua famiglia economicamente disastrata. Si mette allora alacremente al lavoro per racimolare questa ragguardevole somma. Intanto con il nuovo anno si trasferisce nella sua classe una bambina, Allegra, con la quale Gigi stringe progressivamente una tenera amicizia.
RECENSIONE: per la seconda volta consecutiva Baldini ci porta con i suoi libri in un contesto rurale degli anni ’60, verosimilmente quelli (trasfigurati) della sua infanzia: in un’Italia a cavallo del boom economico che non ha ancora perso la sua innocenza.
Si tratta però di un’innocenza feroce.
“L’uomo nero e la bicicletta blu” non è un horror, non ha proprio niente dell’horror. E’ un romanzo di formazione. Eppure è un libro di Baldini al cento per cento. Lo sguardo dell’antropologo fotografa una galleria di personaggi indimenticabili con un tono di elegia comica che scivola a poco a poco nel dramma. Lo fa con gli occhi fanciulleschi del suo protagonista e con un linguaggio in apparenza semplice (ma in realtà affilatissimo) che ti precipita a rotta di collo giù per la pagine senza mai un dubbio di significato.
Sì perché leggere i libri di Baldini è anche un piacere “estetico”: non c’è mai un aggettivo più del necessario, mai un’espressione eccessivamente ricercata e al contempo mai alcuna banale. Chi come me scrive (o ci prova) sa quanto sia stretta questa strada e quanto difficile restare al suo interno tutto il tempo.
Che altro dire? Che “L’uomo nero e la bicicletta blu” è uno di quei libri che vorrei poter dire di avere scritto io. Visto che non è così mi tolgo almeno lo sfizio di consigliarlo a tutti.
Voto: 9.