mercoledì 27 aprile 2011

L’uomo nero e la bicicletta blu


Sono un grande fan di Eraldo Baldini.
E’ l’unico autore di cui mi fiondo letteralmente ad acquistare ogni nuova opera - oltre a Martin, almeno per quel che riguarda le “Cronache del ghiaccio e del fuoco”.
Un giorno di questi, quando avrò tempo (leggasi “mai”) mi piacerebbe scrivere un ampio articolo monografico sull’opera di Baldini. Credo sia l’unico autore di cui ho letto praticamente tutto. Non tutto mi è piaciuto da matti, ma la maggior parte dei libri sì. Comunque per farvi un’idea di come è andata con questo libro vi faccio un piccolo calendario. Tenete conto che di solito il tempo morto tra l’acquisizione dell’informazione riguardo ad un libro, l’acquisto e la lettura per me varia dai sei mesi ad un anno e spesso non si concretizza proprio mai.
Venerdì 8 aprile ho scoperto che usciva il suo nuovo libro.
Sabato 9 l’ho comprato e messo sul mio comodino.
Domenica 10 Simona me lo ha requisito (lo aveva pagato lei…).
Domenica 17 lo ha finito e me lo ha restituito
Lunedì 18 l’ho cominciato.
Ieri l’ho finito.
Per un libro acquistato da venti giorni essere già stato letto due volte non è male!

TRAMA: Siamo nel 1963 in un’Italia post-bellica che sta per entrare nel boom economico. Gigi ha dieci anni e vive a Bagnago un paesino del ravennate e il suo sogno più grande è comprare una bicicletta che ha visto in una vetrina del paese. Però costa 20.000 lire, un’enormità per la sua famiglia economicamente disastrata. Si mette allora alacremente al lavoro per racimolare questa ragguardevole somma. Intanto con il nuovo anno si trasferisce nella sua classe una bambina, Allegra, con la quale Gigi stringe progressivamente una tenera amicizia.

RECENSIONE: per la seconda volta consecutiva Baldini ci porta con i suoi libri in un contesto rurale degli anni ’60, verosimilmente quelli (trasfigurati) della sua infanzia: in un’Italia a cavallo del boom economico che non ha ancora perso la sua innocenza.
Si tratta però di un’innocenza feroce.
“L’uomo nero e la bicicletta blu” non è un horror, non ha proprio niente dell’horror. E’ un romanzo di formazione. Eppure è un libro di Baldini al cento per cento. Lo sguardo dell’antropologo fotografa una galleria di personaggi indimenticabili con un tono di elegia comica che scivola a poco a poco nel dramma. Lo fa con gli occhi fanciulleschi del suo protagonista e con un linguaggio in apparenza semplice (ma in realtà affilatissimo) che ti precipita a rotta di collo giù per la pagine senza mai un dubbio di significato.
Sì perché leggere i libri di Baldini è anche un piacere “estetico”: non c’è mai un aggettivo più del necessario, mai un’espressione eccessivamente ricercata e al contempo mai alcuna banale. Chi come me scrive (o ci prova) sa quanto sia stretta questa strada e quanto difficile restare al suo interno tutto il tempo.
Che altro dire? Che “L’uomo nero e la bicicletta blu” è uno di quei libri che vorrei poter dire di avere scritto io. Visto che non è così mi tolgo almeno lo sfizio di consigliarlo a tutti.
Voto: 9.

lunedì 18 aprile 2011

Un anno di "Bestiario Stravagante". Ovvero: riflessioni sulla pubblicazione a uso di scrittori esordienti ed emergenti

Grossomodo un anno fa usciva il mio primo libro, la raccolta di racconti intitolata “Bestiario Stravagante” di cui, se passate ogni tanto di qua, di certo avrete sentito parlare a volontà. Avevo promesso che allo scadere dell’anno avrei fatto un po’ il punto della situazione e il momento è giunto.
Comincerò con una riflessione. Non sono un neofita assoluto della pubblicazione, oltre ad avere già pubblicato qualche racconto in antologie di autori vari (vedi colonna a fianco…), con il laboratorio di scrittura Xomegap avevamo già dato alle stampe due antologie cartacee delle quali abbiamo poi anche curato la promozione.
Sono state esperienze piacevoli (anche perché condotte con un gruppo di amici) e soprattutto formative. Da queste esperienze sono uscito con una convinzione, che pubblicare qualcosa in Italia non sia poi straordinariamente difficile, il punto è che pubblicando (come spesso accade) con una piccola casa editrice il tuo libro va in stampa ma poi nessuno lo compra, e quel che è anche peggio, nessuno lo legge.
E dopotutto, perché dovrebbero? Con tutto quel ben di Dio che si trova in libreria, a bocce ferme non c’è nessuna buona ragione per cui una persona preferisca il tuo libro a mille altri: tanto più che spesso e volentieri nemmeno sa che esiste visto che non è in libreria. Poi, se per caso viene a conoscenza della sua esistenza può decidere di comprarlo su ibs, al che ci mette tre settimane ad arrivare (disincentivante al massimo…): per di più col ricarico delle spese di spedizione e il costo alto delle basse tirature.
Sia chiaro, questa non è una critica alla piccole case editrici, tra le quali ve ne sono parecchie che lavorano dignitosamente, onestamente e con il giusto entusiasmo. Il punto è che, semplicemente, fanno quello che possono.
E quindi che fare? Se non peschi il jolly con una casa editrice che ti riesce a supportare adeguatamente (il che, diciamo la verità senza piangerci addosso: spesso non avviene perché noi stessi non abbiamo ancora affinato a sufficienza la nostra arte per interessarle) in qualche modo dovrai contare principalmente sulle tue forze.
Per questo, io, come nella miglior tradizione ho elaborato un piano: ho convinto il mio eroico editore (che saluto, semmai capitasse da queste parti…) a pubblicare il mio libro sotto licenza Creative Commons, in modo da poter distribuire contestualmente al cartaceo (costo 10€) anche l’e-book gratuito, nella speranza che le due cose si sinergizzassero a sufficienza da trarre reciproco vantaggio l’una dall’altra. Poi ho cercato di farmi pubblicità come ho potuto: copie promozionali, siti amici, forum, anobii… insomma tutto quello che sono riuscito a scovare nella rete.
Ed eccomi qui.
La domanda centrale è: ha funzionato? Che dire… la verità è che la pagnotta è proprio dura. Sicuramente il mio libro ha avuto una diffusione imparagonabilmente maggiore a quella che avrebbe avuto col solo cartaceo. E grazie alla rete continuerà a diffondersi anche oltre la mia spinta promozionale che, diciamo la verità, è stata a tratti intensa mentre in altri momenti abbastanza deficitaria. Sì perché un problema è anche questo: la promozione fatta così, “casa per casa”, porta via moltissimo tempo e moltissima energia e io di mestiere faccio altro. Anche perchè dovessi campare della mia "arte" (...) dalle mie parti si dice - con riferimento alla cronica denutrizione che ne deriverebbe - cacherei sottile.
Insomma non sono qui a raccontarvi un insuccesso, però nemmeno chissà quale strabiliante successo. Non posso negare che visto l’impegno profuso speravo di ottenere qualcosa di più, in termini di download. La consolazione (non di poco conto in realtà) è che tutto sommato l’accoglienza di chi l’ha letto è stata certamente favorevole.
Quindi in conclusione, ecco i dati:

2500 download circa
100 copie cartacee smerciate circa
Una quindicina tra interviste e recensioni (generalmente positive, con poche eccezioni)
64 utenti di anobii che possiedono il mio libro (in 37 lo hanno votato - media voto 4/5 - in 36 lo hanno commentato)

E’ poco? E’ tanto? Giudicate voi, la vostra opinione è sempre bene accetta!
Se qualcun altro vuole raccontare la sua esperienza, anche meglio.

sabato 16 aprile 2011

Scream 4

In realtà l’idea originale era quella di andare a vedere il nuovo di Carpenter, ma sperare che stesse in sala a Modena addirittura tre settimane era davvero troppo. Quando ho consultato “Trova cinema” sono incappato in Scream4, figurarsi che non sapevo nemmeno che dovesse uscire (o se lo sapevo l’avevo dimenticato…) davvero non seguo più il cinema come un tempo – e non è detto che sia un male…


Trama: Dopo dieci anni Sidney Prescott torna a Woodsboro a presentare il suo nuovo libro, un libro in cui descrive come si è finalmente liberata del ruolo di vittima. Ma ovviamente non fa in tempo a mettere piede nella sua cittadina natale che gli ammazzamenti ricominciano…

Recensione: il film comincia con due ragazze in una casa che vengono puntualmente trucidate. Ma non è la realtà: è Stab6 (l’omologo filmico di Scream NEL film), che altre due ragazze guardano sedute su un divano. Le due ragazze si mettono a dibattere di film dell’orrore finché una non ammazza l’altra. Ma nemmeno questa è la realtà: è Stab7 che ALTRE due ragazze stanno guardando in salotto. Che a loro volta vengono trucidate.
Al ché ti chiedi: è Stab8? Avrà mai fine questa catena? Arriverà in sala fino a me? E con un inizio così un po’ ci speri anche, a dire il vero, che appaia Ghostface in sala a redimerti dai tuoi peccati: tipo quello di avere deciso di andare al cinema quella sera.
Non esageriamo. Scream4 non è così brutto. Una caratteristica degli ultimi anni è sicuramente quella che i sequel hanno acquisito qualità. Rispetto agli anni ’80, chi decide di continuare a mungere eternamente la stessa vacca almeno ha iniziato a sforzarsi un po’ di più. Se poi a fare il sequel è lo stesso regista dell’originale e magari il tutto accade a dieci anni di distanza con un vago sapore di nostalgia è persino lecito sperare di divertirsi. E quanto a questo, tutto sommato ci si diverte. Ci si diverte specialmente nei dettagli, il contrasto tra gli – un po’ invecchiati - protagonisti degli originali (Neve Campell, Courney Cox e David Arquette) e la nuova leva di carne da cannone. Ma anche negli accenni di riflessione vittimologia e nell’utilizzo invasivo delle nuove tecnologie (un profluvio di telecamere, cellulari, webcam, blog in diretta). Meno in palla le considerazioni sul “nuovo horror” e sulla sociologia dell’apparire, ma ci possono anche stare. Insomma Craven sembra parlarci sempre più d’altro, a volte lo fa con acume a volte spara un po’ nel mucchio, ma comunque si salva in corner.
C’è pure un po’ di paura in tutto questo? Beh ecco… molta paura la serie Scream a me non l’ha mai fatta, però diciamo che c’è qualche scena ben girata. E la soluzione dell’enigma? Mah! Una qualsiasi, ma almeno con uno straccio di motivazione che non sia: “No Luke io non ho ucciso tuo padre, IO sono TUO PADRE.”
Insomma, come dice il vecchio adagio, chi s’accontenta gode.
A rischio di fare uno SPOLIER (insomma valutate di non leggere oltre…) volevo dirvi anche questo: se il “cattivo immortale” da Hallowen e Venerdì 13 a Nightmare è un classico e se Saw (almeno nel primi tre) inventava il cattivo immortale per accanimento terapeutico, Scream ha inventato una nuova figura, il buono inaffondabile. I cattivi passano, ma Neve Campbell si salva SEMPRE, anche dopo trenta centimetri di lama nella pancia. FINE SPOILER.

Voto: 6.

martedì 12 aprile 2011

"Il signore del canto" di Andrea Franco

Era un po’ di tempo che volevo leggere qualcosa della collana fantasy di Delos. Principalmente, lo ammetto, perché volevo vedere come lavora la casa editrice. In particolare era un po’ che giravo intorno a questo libro, dal momento che faceva bella mostra di sé nello scaffale fantasy della Feltrinelli di Modena.
Un paio di mesi fa mi sono tolto lo sfizio.

La trama: ci troviamo in un mondo matriarcale, dominato dalla magia del Canto. Jamis e Elehar, teneramente amici, sono ammessi alla scuola del Canto all’età di dodici anni. A quindici ne uscirà soltanto lui perché lei sarà ammessa alla cerchia più stretta delle maestre dell’arte e di conseguenza condannata a restare per sempre tra le mura della scuola. Ma l’amore di Jamis non si arrenderà…

Commento: Nel complesso mi è piaciuto. E’ ben scritto e ben curato dal punto di vista editoriale, anche se la “confezione” non invoglia fino in fondo. La storia è interessante e in poche pagine (appena un centinaio) ti fa appassionare ai personaggi.
In realtà il limite più grande del testo è proprio questo, la sua brevità. Detto da me è inconsueto, è più comune che io apprezzi la sintesi e condanni invece l’eccesso verbale, ma “Il signore del canto” è davvero asciuttissimo. Qualche pagina in più per descrivere i personaggi secondari, la città in cui si svolge il racconto, per suggerire qualcosa del mondo esterno, e specialmente per dare al climax della storia il giusto respiro avrebbero giovato, perché i presupposti c’erano tutti.
Comunque una lettura che mi sento di consigliare.

Voto: 6.5.

giovedì 7 aprile 2011

"Il pozzo" per iPad

Da un paio di settimane è disponibile su iTunes store una versione di e-book multimediale per iPad de "Il pozzo", un racconto che ho scritto alcuni anni fa e già edito nell'antologia "Mutazioni" a firma Xomegap, uscita per Giulio Perrone Editore nel 2008. Per chi se lo fosse perso questa versione, uscita per la neonata Bitmetrics, è arricchita da splendide immagini e animazioni, un'ottima versione audio e uno suggestivo sottofondo musicale.
Il racconto in bilico tra fantasy e fantascienza narra di uno strano popolo che vive sottoterra da centinaia di generazioni e della loro ricerca di un mitico "Mondo Estreno".
Buona lettura.