sabato 16 aprile 2011

Scream 4

In realtà l’idea originale era quella di andare a vedere il nuovo di Carpenter, ma sperare che stesse in sala a Modena addirittura tre settimane era davvero troppo. Quando ho consultato “Trova cinema” sono incappato in Scream4, figurarsi che non sapevo nemmeno che dovesse uscire (o se lo sapevo l’avevo dimenticato…) davvero non seguo più il cinema come un tempo – e non è detto che sia un male…


Trama: Dopo dieci anni Sidney Prescott torna a Woodsboro a presentare il suo nuovo libro, un libro in cui descrive come si è finalmente liberata del ruolo di vittima. Ma ovviamente non fa in tempo a mettere piede nella sua cittadina natale che gli ammazzamenti ricominciano…

Recensione: il film comincia con due ragazze in una casa che vengono puntualmente trucidate. Ma non è la realtà: è Stab6 (l’omologo filmico di Scream NEL film), che altre due ragazze guardano sedute su un divano. Le due ragazze si mettono a dibattere di film dell’orrore finché una non ammazza l’altra. Ma nemmeno questa è la realtà: è Stab7 che ALTRE due ragazze stanno guardando in salotto. Che a loro volta vengono trucidate.
Al ché ti chiedi: è Stab8? Avrà mai fine questa catena? Arriverà in sala fino a me? E con un inizio così un po’ ci speri anche, a dire il vero, che appaia Ghostface in sala a redimerti dai tuoi peccati: tipo quello di avere deciso di andare al cinema quella sera.
Non esageriamo. Scream4 non è così brutto. Una caratteristica degli ultimi anni è sicuramente quella che i sequel hanno acquisito qualità. Rispetto agli anni ’80, chi decide di continuare a mungere eternamente la stessa vacca almeno ha iniziato a sforzarsi un po’ di più. Se poi a fare il sequel è lo stesso regista dell’originale e magari il tutto accade a dieci anni di distanza con un vago sapore di nostalgia è persino lecito sperare di divertirsi. E quanto a questo, tutto sommato ci si diverte. Ci si diverte specialmente nei dettagli, il contrasto tra gli – un po’ invecchiati - protagonisti degli originali (Neve Campell, Courney Cox e David Arquette) e la nuova leva di carne da cannone. Ma anche negli accenni di riflessione vittimologia e nell’utilizzo invasivo delle nuove tecnologie (un profluvio di telecamere, cellulari, webcam, blog in diretta). Meno in palla le considerazioni sul “nuovo horror” e sulla sociologia dell’apparire, ma ci possono anche stare. Insomma Craven sembra parlarci sempre più d’altro, a volte lo fa con acume a volte spara un po’ nel mucchio, ma comunque si salva in corner.
C’è pure un po’ di paura in tutto questo? Beh ecco… molta paura la serie Scream a me non l’ha mai fatta, però diciamo che c’è qualche scena ben girata. E la soluzione dell’enigma? Mah! Una qualsiasi, ma almeno con uno straccio di motivazione che non sia: “No Luke io non ho ucciso tuo padre, IO sono TUO PADRE.”
Insomma, come dice il vecchio adagio, chi s’accontenta gode.
A rischio di fare uno SPOLIER (insomma valutate di non leggere oltre…) volevo dirvi anche questo: se il “cattivo immortale” da Hallowen e Venerdì 13 a Nightmare è un classico e se Saw (almeno nel primi tre) inventava il cattivo immortale per accanimento terapeutico, Scream ha inventato una nuova figura, il buono inaffondabile. I cattivi passano, ma Neve Campbell si salva SEMPRE, anche dopo trenta centimetri di lama nella pancia. FINE SPOILER.

Voto: 6.

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