L’avevo profetizzato en-passant in un precedente post ad argomento fumettistico. Non ci voleva molto, perché era Francesco Vivona stesso ad agitare il fantasma di questa ipotesi già nell’editoriale del numero estivo. Poi c’era stato il ritardo nella pubblicazione del numero di settembre, arrivato nelle edicole a metà di ottobre. Brutto segnale: quando una pubblicazione si fa irregolare è solitamente sintomo di gravi difficoltà e spesso è l’anticamera della chiusura. Senza contare che anche quel numero si apriva con un editoriale decisamente pessimista.
Ho atteso che novembre sforasse in dicembre, gettando regolarmente un occhio sugli scaffali delle edicole, prima di andare a vedere nel forum del sito (ahimè fermo anche lui sin da agosto…) e scoprire che Francesco aveva dato notizia della chiusura della serie già nella prima decade di novembre.
Peccato.
Peccato davvero.
Francesco scrive una lunga lettera ai lettori per spiegare le sue ragioni, si scaglia contro vari establishment che sicuramente non lo hanno aiutato e tra le righe, come è logico, si legge la sua grande amarezza per il naufragio (solo temporaneo, ci promette) del progetto.
Confesso che, pur partecipe della sua delusione, non ho apprezzato fino in fondo la lettera di Francesco. L’Italia è quella che è per certi versi e lo sappiamo tutti, io che lavoro all’università anche meglio di molti altri. Probabilmente chi comincia dal nulla in Italia trova una strada più erta che altrove. Probabilmente: anche se non ho mai avuto la controprova. Ma il ritornello: “Nessuno ti aiuta, favoriscono sempre altri.” Mi risulta comunque sempre un po’ indigesto. Specialmente, al di là del legittimo sfogo, credo non debba interessare i lettori. Mi ricorda quel personaggio di “Caterina va in città” che, aspirante scrittore, ripete all’infinito che Italia “se non fai parte di certe conventicole…”. Virzì (il regista) però il suo romanzo non ce lo fa mai vedere, sicché ti resta sempre il dubbio che tutto questo non sia che un autogiustificazione per i propri insuccessi. Il personaggio in sé è anche piuttosto scoppiato, tra l’altro.
Questo non è il caso del “Cammino dei sette millenni”, naturalmente. C7M lo abbiamo visto, e io stesso ne ho parlato in termini lusinghieri come una produzione di buona qualità. E lo confermo a pieno.
Purtroppo, questo è vero, produrre un’opera di buona qualità può non bastare a garanti il successo, ed è anche vero che a volte hanno successo cose di qualità scarsa. Questo non toglie che tra qualità e successo ci sia una correlazione, ma di certo non c’è tra le due cose una relazione stringente. Molti fattori condizionano il successo commerciale, e qui veniamo al caso specifico: che cosa è mancato a C7M?
Non la storia, non la sceneggiatura, i disegni o la produzione: tutte cose davvero di buona qualità. Io credo una cosa, sia mancata più di tutto: la pubblicità. Chi ha avuto occasione di leggerlo lo ha apprezzato, ma molti, moltissimi all’interno del pubblico potenziale non ne hanno avuta occasione, semplicemente perché non sapevano della sua esistenza. In pochissimi gli hanno dato uno spazio: anche su internet, tanto è vero che se andate su google e digitate “cammino dei sette millenni” al termine della seconda pagina già si comincia a parlare d’altro. Per il resto due dei venti riferimenti che trovate in queste pagine sono articoli che ho scritto io: uno su questo blog (che non è che sia molto visitato…) e un altro per Delirio.
Inoltre, parliamoci chiaro il successo di produzioni come questa è anche e soprattutto una corsa contro il tempo. Non avendo alle spalle una casa editrice solida e affermata, con tutti i costi iniziali da sostenere cominci per forza in perdita, poi senza un lancio adeguato l’acquisto del primo numero è lasciato alla curiosità di chi spulcia tutta l’edicola, in seguito siccome tutto il fumetto racconta u unica avventura, agganciarsi a una storia già cominciata è una cosa che non ti invoglia. Sicché impegni un sacco di risorse finanziarie, le vendite crescono poco, le perdite aumentano… e il gruppo di lavoro si sfalda. Purtroppo è quasi matematico, è successa la stessa cosa anni fa al team di 2700 (o così almeno mi ha riferito una persona che parlò con qualcuno di loro…). Quindi se dovessi dare un consiglio a chi si debba lanciare in una simile avventura – non che ne abbia l’esperienza, ma è solo buon senso - io gli direi questo: anche se avete un progetto stupendo dentro la vostra testa, pazientate un po’.
Prima di gettarvi gelidamente sul mercato cercate prima di farvi conoscere un po’. Fate uscire qualcosa su internet, fate vedere in giro il vostro lavoro, fate attività di rete garantendovi di avere agganci per avere, sin dall’uscita del primo numero almeno una decina di recensioni su siti importanti. Poi magari iniziate con degli albi singoli, o al massimo con una miniserie di 4/5 puntate e infine cominciate dalle fumetterie, che a livello di distribuzione sono certamente meno onerose e richiamano per natura un pubblico più attento ad un prodotto che all’inizio sarà per forza di nicchia. La strada per un potenziale successo sarà di certo più lunga, ma avrà qualche possibilità in più di avere una buona riuscita. Soprattutto, probabilmente, questo è un percorso attraverso cui davvero la qualità del prodotto paga.
Detto questo (che non voleva essere una critica ma uno spunto di riflessione), confermo a Francesco Vivona tutto il mio affetto e la mia stima, spero davvero che riesca a riprendere i fili del Cammino, sia perché trovo che il progetto lo meriti, sia perché da lettore mi piacerebbe sapere come va a finire…
Ho atteso che novembre sforasse in dicembre, gettando regolarmente un occhio sugli scaffali delle edicole, prima di andare a vedere nel forum del sito (ahimè fermo anche lui sin da agosto…) e scoprire che Francesco aveva dato notizia della chiusura della serie già nella prima decade di novembre.
Peccato.
Peccato davvero.
Francesco scrive una lunga lettera ai lettori per spiegare le sue ragioni, si scaglia contro vari establishment che sicuramente non lo hanno aiutato e tra le righe, come è logico, si legge la sua grande amarezza per il naufragio (solo temporaneo, ci promette) del progetto.
Confesso che, pur partecipe della sua delusione, non ho apprezzato fino in fondo la lettera di Francesco. L’Italia è quella che è per certi versi e lo sappiamo tutti, io che lavoro all’università anche meglio di molti altri. Probabilmente chi comincia dal nulla in Italia trova una strada più erta che altrove. Probabilmente: anche se non ho mai avuto la controprova. Ma il ritornello: “Nessuno ti aiuta, favoriscono sempre altri.” Mi risulta comunque sempre un po’ indigesto. Specialmente, al di là del legittimo sfogo, credo non debba interessare i lettori. Mi ricorda quel personaggio di “Caterina va in città” che, aspirante scrittore, ripete all’infinito che Italia “se non fai parte di certe conventicole…”. Virzì (il regista) però il suo romanzo non ce lo fa mai vedere, sicché ti resta sempre il dubbio che tutto questo non sia che un autogiustificazione per i propri insuccessi. Il personaggio in sé è anche piuttosto scoppiato, tra l’altro.
Questo non è il caso del “Cammino dei sette millenni”, naturalmente. C7M lo abbiamo visto, e io stesso ne ho parlato in termini lusinghieri come una produzione di buona qualità. E lo confermo a pieno.
Purtroppo, questo è vero, produrre un’opera di buona qualità può non bastare a garanti il successo, ed è anche vero che a volte hanno successo cose di qualità scarsa. Questo non toglie che tra qualità e successo ci sia una correlazione, ma di certo non c’è tra le due cose una relazione stringente. Molti fattori condizionano il successo commerciale, e qui veniamo al caso specifico: che cosa è mancato a C7M?
Non la storia, non la sceneggiatura, i disegni o la produzione: tutte cose davvero di buona qualità. Io credo una cosa, sia mancata più di tutto: la pubblicità. Chi ha avuto occasione di leggerlo lo ha apprezzato, ma molti, moltissimi all’interno del pubblico potenziale non ne hanno avuta occasione, semplicemente perché non sapevano della sua esistenza. In pochissimi gli hanno dato uno spazio: anche su internet, tanto è vero che se andate su google e digitate “cammino dei sette millenni” al termine della seconda pagina già si comincia a parlare d’altro. Per il resto due dei venti riferimenti che trovate in queste pagine sono articoli che ho scritto io: uno su questo blog (che non è che sia molto visitato…) e un altro per Delirio.
Inoltre, parliamoci chiaro il successo di produzioni come questa è anche e soprattutto una corsa contro il tempo. Non avendo alle spalle una casa editrice solida e affermata, con tutti i costi iniziali da sostenere cominci per forza in perdita, poi senza un lancio adeguato l’acquisto del primo numero è lasciato alla curiosità di chi spulcia tutta l’edicola, in seguito siccome tutto il fumetto racconta u unica avventura, agganciarsi a una storia già cominciata è una cosa che non ti invoglia. Sicché impegni un sacco di risorse finanziarie, le vendite crescono poco, le perdite aumentano… e il gruppo di lavoro si sfalda. Purtroppo è quasi matematico, è successa la stessa cosa anni fa al team di 2700 (o così almeno mi ha riferito una persona che parlò con qualcuno di loro…). Quindi se dovessi dare un consiglio a chi si debba lanciare in una simile avventura – non che ne abbia l’esperienza, ma è solo buon senso - io gli direi questo: anche se avete un progetto stupendo dentro la vostra testa, pazientate un po’.
Prima di gettarvi gelidamente sul mercato cercate prima di farvi conoscere un po’. Fate uscire qualcosa su internet, fate vedere in giro il vostro lavoro, fate attività di rete garantendovi di avere agganci per avere, sin dall’uscita del primo numero almeno una decina di recensioni su siti importanti. Poi magari iniziate con degli albi singoli, o al massimo con una miniserie di 4/5 puntate e infine cominciate dalle fumetterie, che a livello di distribuzione sono certamente meno onerose e richiamano per natura un pubblico più attento ad un prodotto che all’inizio sarà per forza di nicchia. La strada per un potenziale successo sarà di certo più lunga, ma avrà qualche possibilità in più di avere una buona riuscita. Soprattutto, probabilmente, questo è un percorso attraverso cui davvero la qualità del prodotto paga.
Detto questo (che non voleva essere una critica ma uno spunto di riflessione), confermo a Francesco Vivona tutto il mio affetto e la mia stima, spero davvero che riesca a riprendere i fili del Cammino, sia perché trovo che il progetto lo meriti, sia perché da lettore mi piacerebbe sapere come va a finire…
Sono una ragazza di 15 anni, frequento il liceo classico di Lugo di Romagna. Ho letto tutti i numeri del Cammino dei Sette Millenni e mi è piaciuto tantissimo: la storia, i fumetti, tutto curato nei minimi particolari. Anch'io penso che il fumetto avrebbe avuto successo se dietro ci fosse stata una casa editrice importante, come ad esempio la Walt Disney: trovo che le Witch siano molto inferiori al C7M ma loro hanno successo mentre l'altro ha dovuto chiudere.
RispondiEliminaSpero che Francesco Vivona riesca a far tornare in edicola il nostro fumetto preferito.
Eleonora Lonardoni