So che non stavate più pelle per leggere la seconda parte delle avventure riguardanti il mio viaggio a Genova. Finalmente trovo il tempo di accontentarvi. Ho pensato di strutturare il post in questo modo, prima, in corsivo la cronaca di quello che ci è accaduto e dopo alcune considerazioni.
Il viaggio: Sveglia alle 6:00, partenza alle 7:00. La giornata è piuttosto brutta, ma ormai abbiamo prenotato l’entrata dell’Acquario per cui nulla ci fermerà.
Dopo aver discusso per un poco nei giorni precedenti abbiamo optato per viaggiare in automobile. La linea del treno da Modena a Genova è servita piuttosto male e questo ci avrebbe portato via metà della giornata. Non c’è comunque una via realmente comodo per raggiungere Genova dal cuore dell’Emilia Romagna nemmeno in automobile. Prendendo la A1 in direzione Milano le alternative sono essenzialmente due: o prendere per La Spezia all’altezza di Parma, o proseguire verso Piacenza tagliando prima in direzione Torino e poi prendendo la Milano-Genova. Noi abbiamo scelto questa seconda modalità (suggerita dal sito www.viamichelin.com), ma sospetto che la differenza non sia sostanziale. In ogni caso sono quasi tre ore di viaggio. Noi ce ne abbiamo messe circa tre e mezza, sia perché abbiamo fatto una sosta, sia perché nei presi di Genova c’era una certa coda. L’autostrada ci è costata circa 15€.
L’arrivo: Usciamo dall’autostrada poco prima delle 10:30 del mattino. L’uscita conduce abbastanza intuitivamente verso il porto vecchio. Abbiamo deciso di lasciare l’automobile immediatamente nei pressi dell’Acquario (la nostra visita è programmata per le 17, ma lasciare la macchina al porto è consigliato anche per visitare il centro) anche se in realtà ci infiliamo in un parcheggio qualche centinaio di metri prima. Piove a dirotto, scendiamo dall’auto e percorriamo timidamente i primi metri sul suolo genovese. Il camminamento che porta dal parcheggio verso il lungomare è un’unica pozzanghera fonda tre/quattro centimetri. Sono passati solo 10 minuti e ho già i piedi completamente bagnati. Quantomeno non è troppo freddo, ma la giornata si preannuncia comunque dura. Pochi metri dopo incrociamo l’entrata di Galata (il Museo del Mare) io dico a Simona: “Il Museo del mare ci può interessare?”, lei da un’occhiata all’acqua che scende dal cielo e a quella già depositata a terra e risponde: “direi di sì.” Entriamo.
Lasciare la macchina al porto antico credo sia assolutamente la soluzione più saggia e funzionale. In teoria credo che ci si potrebbe anche organizzare per lasciarla in un punto più lontano perché abbiamo scoperto che Genova ha una linea metropolitana, ma sicuramente avere l’auto lì comoda a fine gita ha i suoi vantaggi. Nella fattispecie noi abbiamo parcheggiato al parcheggio Darsena, che è proprio dietro al Museo del Mare. Certo è un po’ costoso: 2€/h, il chè per noi ha significato a fine giornata 18€ di parcheggio. Inoltre quello specifico parcheggio ha un altro incerto: chiude alle 19:45. Noi che avevamo l’ultimo turno dell’Acquario (che chiude d’inverno alle 19:30) eravamo un po’ preoccupati per questo, anche se di fatto il parcheggio dista non più di 10 minuti a piedi dall’Acquario. Altra considerazione, il Museo del Mare non era nei nostri programmi, per cui abbiamo pagato 10€ a testa, se uno parte da casa con l’idea di farli entrambi può acquistare il pacchetto NavigAcquario pagando 23€ anziché 27€ (17+10). Un consiglio generale è comunque quello guardare con attenzione tutti i pacchetti nel sito dell’Acquario, con una scelta oculata si può risparmiare qualche Euro.
Il Museo del Mare: Personalmente non ero mai stato all’interno di un museo della marineria, per cui non ho alcun termine di paragone. In ogni caso a me Galata è parso immenso. Si sviluppa su 4 piani e 23 grandi sale. Il piano terra è dedicato all’epoca delle navi a remi, il primo e il secondo all’epoca dei velieri, mentre il terzo è dedicato specificamente agli anni dell’emigrazione italiana in America, con relativi piroscafi. Il museo è veramente impressionante. Fotografie, dipinti, modellini, installazioni multimediali, ricostruzioni a grandezza naturale, strumenti di navigazione, cartelli esplicativi. All’entrata del piano dedicato all’emigrazione ti danno una “Carta d’Identità” da inserire in vari punti della visita, e alla fine scoprirai la storia del personaggio da te interpretato. Io avevo “Nicola Sacco” il famoso anarchico giustiziato insieme a Vanzetti per un delitto non commesso, mentre Simona aveva una suora… Quando finiamo la visita sono passate le due per cui decidiamo di mangiare nel ristorante all’interno del Museo prima di rimetterci in cammino.
Come detto prima questa per noi è stata una visita accidentale, in qualche modo. Scoraggiati dalla pioggia all’esterno abbiamo dedicato al Museo tutta il tempo e l’attenzione necessaria e questo livello di approfondimento ce lo ha reso particolarmente gradito sebbene né io né Simona fossimo assolutamente degli appassionati. Credo che questa sia anche una grande lezione su come sia meglio, quando si viaggia, scegliere di fare una cosa in meno ma farla con cura piuttosto che farne una in più “tirando via”. Detto questo, sul sito dell’Acquario a Galata è assegnata una visita di due ore e credo sia bene sapere che noi ci siamo stati quasi quattro. Tre quarti d’ora li abbiamo passati a mangiare d’accordo, ma credo che per fare una visita come si deve sia giusto calcolarne almeno due e mezzo. Per quanto riguarda il ristorante… beh io ho notato che in questo genere di punti di ristoro collaterali ad altro normalmente si mangia malino e si spende tantino. Anche questo luogo non sfugge alla regola. Simona ha preso una focaccia al gorgonzola e un caffè, io un primo e un insalata liscia, da bere un litro d’acqua. In totale quasi 30€. Niente di scandaloso s’intende, né il cibo pessimo, però mi sento di consigliarvi di rivolgervi altrove se ne avete l’opportunità.
Una passeggiata per Genova: usciamo da Galata che sono passate le tre, abbiamo giusto un paio d’orette prima di entrare all’Acquario, l’acqua continua a scendere copiosa. Non c’è molto tempo da scialacquare e sappiamo bene che riusciremo a vedere poco di quello che ci eravamo proprosti. Decidiamo per prima cosa di appropinquarci all’Acuqario per cercare di capire che cosa dovremo fare per scambiare il nostro “tagliando”di acquisto on-line con un biglietto vero. La fila per entrare è veramente chilometrica e io ringrazio il cielo che abbiamo avuto la buona idea di acquistare il biglietto prima perché altrimenti non so nemmeno se ci avrebbero fatto entrare. Ci facciamo un’idea di come ritirare il nostro biglietto. In realtà si rivelerà sbagliata e scopriremo più tardi quella giusta solo per caso camminando verso la Biosfera. Da piazzale caricamento ci inoltriamo per i carruggi e pochi metri dopo incrociamo una delle cose che ci eravamo segnati la chiesa di San Pietro in Banchi. La chiesa in sé non è nulla di straordinario, ma ha una caratterista che la rende (a mia conoscenza) unica: è costruita sopra ad alcuni negozi storici che, come, apprendiamo alla guida furono i primi ad essere costruiti di questa struttura e il loro affitto costituì il capitale con cui fu finanziata la costruzione della chiesa. Qualcuno di questi negozi è aperto tutt’oggi. Poco più in là inoltrandoci nei carruggi veri e propri arriviamo alla Cattedrale. Siccome il tempo non è molto ancora un breve giro e torniamo di nuovo verso l’Acquario.
Ero già stato all’acquario una dozzina di anni fa. Contestualmente avevo fatto anche una passeggiata per il centro. Rispetto al ricordo che ne avevo ho trovato una città più pulita e più turistica, forse anche perché abbellita dalle luminarie natalizie e vivificata dal ponte dell’Immacolata. Comunque sebbene non abbiamo avuto occasione di vedere cose spettacolari (e forse a Genova di cose straordinarie non ce ne sono proprio…) ne ho ricavato un’impressione piacevole. Pioggia a parte naturalmente.
L’Acquario: beh c’è poco da dire, se vengono da tutta Italia a vederlo un motivo c’è. Credo che si è “appassionati” di animali sia il non plus ultra o quasi. Delfini, pinguini, lamantini, razze, squali, pesci tropicali di ogni ordine e grado, meduse, polipi, coralli, crostacei, rettili: ce n’è davvero per tutti i gusti. Si possono persino accarezzare le razze sulla testa. Certo la ressa è notevole, specialmente all’inizio, poi si sgrana un po’ (o almeno è andata così nel nostro caso).
Non mi dilungo oltre anche perché se venite a Genova quasi certamente sapete già tutto quel che c’è da sapere sull’Acquario, l’unica cosa che mi sento di aggiungere è: se vi domandate se ne valga la pensa di venire fin quei per l’Acquario la mia risposta è sì. Ad un certo punto si incrocia una sezione chiamata “la foresta dei colibrì”, dove puoi fare un biglietto a parte e per 2€ entri in uno stanzone che replica una foresta tropicale e se se fortunato riesci a vedere il famoso uccellino che si esibisce nel suo tipico volo “sul posto”. Ci vuole un po’ di pazienza (i colibrì sono molto piccoli e non molti densi numericamente) ma noi ci siamo riusciti. Il mio consiglio è: seguite il cinguettio. Ultima notazione, nell’Acquario si possono fare foto ma NON usare il flash il chè ha equivalso praticamente a dire che non si possono fare le foto (almeno per la mia dotazione di fotografo: questa qui sotto è l'unica venuta degnamente…)
Il ritorno: Usciti dall’Acquario siamo andati a recuperare l’automobile, in realtà con almeno 15 minuti di anticipo sulla chiusura del parcheggio. I miei piedi a quel punto non erano soltanto bagnati ma oserei dire del tutto frolli. Altre 3 ore e mezzo di macchina (compresa relativa sosta per la cena) ed eccoci di nuovo a casa.
Qualche considerazione di chiusura: è stata una bella gita? Sì, nonostante la pioggia. Purtroppo ci sono molte cose che non abbiamo avuto occasione di vedere. Sicuramente il Millo (museo dedicato all’Antartide) sarebbe stato interessante, sicuramente la Biosfera (una sfera di una ventina di metri di diametro in cui è replicato un clima tropicale) si sarebbe associata al meglio all’Acquario. Sicuramente avrei voluto passeggiare con più tranquillità per le vie della città e vedere le tre o quattro altre cose che mi ero segnato sulla giuda. Ma Galata è stato molto interessante e l’Acquario è un must, per cui credo che la cosa migliore sarebbe visitare Genova per un week-end e non per un giorno solo, così in qualche modo anche le sei ore di viaggio si ammortizzano. Ancorato tra Galata e l’Acquario c’è anche il galeone spagnolo ricostruito per il film “Pirati” di “Roman Polanski” che si può visitare e per i cinefili potrebbe rivelarsi una vera chicca.
Riassunto dei costi: visto i tempi di crisi, vi faccio un breve resoconto dei costi da noi sostenuti per la gita, così vi fate un’idea.
Modena 30€ di autostrada tra andata e ritorno.
Almeno altri 30€ di benzina.
17€ a testa per entrare all’Acquario (noi abbiamo pagati 8,50 € perché eravamo in un periodo particolare)
2€ a testa per entrare nella Foresta dei Colibrì
10€ a testa per entrare a Galata
18€ per lasciare 9 ore l’auto al parcheggio Darsena
30€ circa per un pranzo spartano al ristorante dentro a Galata
25€ circa per colazione e cena in autogrill
Consigli per abbattere i costi:
Parcheggiare altrove, ammesso che cambi qualcosa.
Non pranzare nel ristorante del Museo del Mare.
Studiare precedentemente se si vogliono visitare altre strutture dell’Acquario Village e fare un biglietto cumulativo specifico.
Fare colazione a casa e tenersi la fame fino alla fine del viaggio di ritorno.
Ciò detto Buon Natale e Buon Anno a tutti.
Noi per queste feste abbiamo in programma una meravigliosa gita a Rovigo.
“A Rovigo?!?!?” già vi sento dire scandalizzati
Sì a Rovigo, sono sempre stato curioso di vedere Rovigo: cos’ha poverina che tutti la scansano?
E comunque non saranno mica cazzi vostri se noi vogliamo andare a visitare Rovigo!
Lo diventeranno solo nell’anno nuovo quando vi delizierò con il Rovigo reportage…
Il viaggio: Sveglia alle 6:00, partenza alle 7:00. La giornata è piuttosto brutta, ma ormai abbiamo prenotato l’entrata dell’Acquario per cui nulla ci fermerà.
Dopo aver discusso per un poco nei giorni precedenti abbiamo optato per viaggiare in automobile. La linea del treno da Modena a Genova è servita piuttosto male e questo ci avrebbe portato via metà della giornata. Non c’è comunque una via realmente comodo per raggiungere Genova dal cuore dell’Emilia Romagna nemmeno in automobile. Prendendo la A1 in direzione Milano le alternative sono essenzialmente due: o prendere per La Spezia all’altezza di Parma, o proseguire verso Piacenza tagliando prima in direzione Torino e poi prendendo la Milano-Genova. Noi abbiamo scelto questa seconda modalità (suggerita dal sito www.viamichelin.com), ma sospetto che la differenza non sia sostanziale. In ogni caso sono quasi tre ore di viaggio. Noi ce ne abbiamo messe circa tre e mezza, sia perché abbiamo fatto una sosta, sia perché nei presi di Genova c’era una certa coda. L’autostrada ci è costata circa 15€.
L’arrivo: Usciamo dall’autostrada poco prima delle 10:30 del mattino. L’uscita conduce abbastanza intuitivamente verso il porto vecchio. Abbiamo deciso di lasciare l’automobile immediatamente nei pressi dell’Acquario (la nostra visita è programmata per le 17, ma lasciare la macchina al porto è consigliato anche per visitare il centro) anche se in realtà ci infiliamo in un parcheggio qualche centinaio di metri prima. Piove a dirotto, scendiamo dall’auto e percorriamo timidamente i primi metri sul suolo genovese. Il camminamento che porta dal parcheggio verso il lungomare è un’unica pozzanghera fonda tre/quattro centimetri. Sono passati solo 10 minuti e ho già i piedi completamente bagnati. Quantomeno non è troppo freddo, ma la giornata si preannuncia comunque dura. Pochi metri dopo incrociamo l’entrata di Galata (il Museo del Mare) io dico a Simona: “Il Museo del mare ci può interessare?”, lei da un’occhiata all’acqua che scende dal cielo e a quella già depositata a terra e risponde: “direi di sì.” Entriamo.
Lasciare la macchina al porto antico credo sia assolutamente la soluzione più saggia e funzionale. In teoria credo che ci si potrebbe anche organizzare per lasciarla in un punto più lontano perché abbiamo scoperto che Genova ha una linea metropolitana, ma sicuramente avere l’auto lì comoda a fine gita ha i suoi vantaggi. Nella fattispecie noi abbiamo parcheggiato al parcheggio Darsena, che è proprio dietro al Museo del Mare. Certo è un po’ costoso: 2€/h, il chè per noi ha significato a fine giornata 18€ di parcheggio. Inoltre quello specifico parcheggio ha un altro incerto: chiude alle 19:45. Noi che avevamo l’ultimo turno dell’Acquario (che chiude d’inverno alle 19:30) eravamo un po’ preoccupati per questo, anche se di fatto il parcheggio dista non più di 10 minuti a piedi dall’Acquario. Altra considerazione, il Museo del Mare non era nei nostri programmi, per cui abbiamo pagato 10€ a testa, se uno parte da casa con l’idea di farli entrambi può acquistare il pacchetto NavigAcquario pagando 23€ anziché 27€ (17+10). Un consiglio generale è comunque quello guardare con attenzione tutti i pacchetti nel sito dell’Acquario, con una scelta oculata si può risparmiare qualche Euro.
Il Museo del Mare: Personalmente non ero mai stato all’interno di un museo della marineria, per cui non ho alcun termine di paragone. In ogni caso a me Galata è parso immenso. Si sviluppa su 4 piani e 23 grandi sale. Il piano terra è dedicato all’epoca delle navi a remi, il primo e il secondo all’epoca dei velieri, mentre il terzo è dedicato specificamente agli anni dell’emigrazione italiana in America, con relativi piroscafi. Il museo è veramente impressionante. Fotografie, dipinti, modellini, installazioni multimediali, ricostruzioni a grandezza naturale, strumenti di navigazione, cartelli esplicativi. All’entrata del piano dedicato all’emigrazione ti danno una “Carta d’Identità” da inserire in vari punti della visita, e alla fine scoprirai la storia del personaggio da te interpretato. Io avevo “Nicola Sacco” il famoso anarchico giustiziato insieme a Vanzetti per un delitto non commesso, mentre Simona aveva una suora… Quando finiamo la visita sono passate le due per cui decidiamo di mangiare nel ristorante all’interno del Museo prima di rimetterci in cammino.
Come detto prima questa per noi è stata una visita accidentale, in qualche modo. Scoraggiati dalla pioggia all’esterno abbiamo dedicato al Museo tutta il tempo e l’attenzione necessaria e questo livello di approfondimento ce lo ha reso particolarmente gradito sebbene né io né Simona fossimo assolutamente degli appassionati. Credo che questa sia anche una grande lezione su come sia meglio, quando si viaggia, scegliere di fare una cosa in meno ma farla con cura piuttosto che farne una in più “tirando via”. Detto questo, sul sito dell’Acquario a Galata è assegnata una visita di due ore e credo sia bene sapere che noi ci siamo stati quasi quattro. Tre quarti d’ora li abbiamo passati a mangiare d’accordo, ma credo che per fare una visita come si deve sia giusto calcolarne almeno due e mezzo. Per quanto riguarda il ristorante… beh io ho notato che in questo genere di punti di ristoro collaterali ad altro normalmente si mangia malino e si spende tantino. Anche questo luogo non sfugge alla regola. Simona ha preso una focaccia al gorgonzola e un caffè, io un primo e un insalata liscia, da bere un litro d’acqua. In totale quasi 30€. Niente di scandaloso s’intende, né il cibo pessimo, però mi sento di consigliarvi di rivolgervi altrove se ne avete l’opportunità.
Una passeggiata per Genova: usciamo da Galata che sono passate le tre, abbiamo giusto un paio d’orette prima di entrare all’Acquario, l’acqua continua a scendere copiosa. Non c’è molto tempo da scialacquare e sappiamo bene che riusciremo a vedere poco di quello che ci eravamo proprosti. Decidiamo per prima cosa di appropinquarci all’Acuqario per cercare di capire che cosa dovremo fare per scambiare il nostro “tagliando”di acquisto on-line con un biglietto vero. La fila per entrare è veramente chilometrica e io ringrazio il cielo che abbiamo avuto la buona idea di acquistare il biglietto prima perché altrimenti non so nemmeno se ci avrebbero fatto entrare. Ci facciamo un’idea di come ritirare il nostro biglietto. In realtà si rivelerà sbagliata e scopriremo più tardi quella giusta solo per caso camminando verso la Biosfera. Da piazzale caricamento ci inoltriamo per i carruggi e pochi metri dopo incrociamo una delle cose che ci eravamo segnati la chiesa di San Pietro in Banchi. La chiesa in sé non è nulla di straordinario, ma ha una caratterista che la rende (a mia conoscenza) unica: è costruita sopra ad alcuni negozi storici che, come, apprendiamo alla guida furono i primi ad essere costruiti di questa struttura e il loro affitto costituì il capitale con cui fu finanziata la costruzione della chiesa. Qualcuno di questi negozi è aperto tutt’oggi. Poco più in là inoltrandoci nei carruggi veri e propri arriviamo alla Cattedrale. Siccome il tempo non è molto ancora un breve giro e torniamo di nuovo verso l’Acquario.
Ero già stato all’acquario una dozzina di anni fa. Contestualmente avevo fatto anche una passeggiata per il centro. Rispetto al ricordo che ne avevo ho trovato una città più pulita e più turistica, forse anche perché abbellita dalle luminarie natalizie e vivificata dal ponte dell’Immacolata. Comunque sebbene non abbiamo avuto occasione di vedere cose spettacolari (e forse a Genova di cose straordinarie non ce ne sono proprio…) ne ho ricavato un’impressione piacevole. Pioggia a parte naturalmente.
L’Acquario: beh c’è poco da dire, se vengono da tutta Italia a vederlo un motivo c’è. Credo che si è “appassionati” di animali sia il non plus ultra o quasi. Delfini, pinguini, lamantini, razze, squali, pesci tropicali di ogni ordine e grado, meduse, polipi, coralli, crostacei, rettili: ce n’è davvero per tutti i gusti. Si possono persino accarezzare le razze sulla testa. Certo la ressa è notevole, specialmente all’inizio, poi si sgrana un po’ (o almeno è andata così nel nostro caso).
Non mi dilungo oltre anche perché se venite a Genova quasi certamente sapete già tutto quel che c’è da sapere sull’Acquario, l’unica cosa che mi sento di aggiungere è: se vi domandate se ne valga la pensa di venire fin quei per l’Acquario la mia risposta è sì. Ad un certo punto si incrocia una sezione chiamata “la foresta dei colibrì”, dove puoi fare un biglietto a parte e per 2€ entri in uno stanzone che replica una foresta tropicale e se se fortunato riesci a vedere il famoso uccellino che si esibisce nel suo tipico volo “sul posto”. Ci vuole un po’ di pazienza (i colibrì sono molto piccoli e non molti densi numericamente) ma noi ci siamo riusciti. Il mio consiglio è: seguite il cinguettio. Ultima notazione, nell’Acquario si possono fare foto ma NON usare il flash il chè ha equivalso praticamente a dire che non si possono fare le foto (almeno per la mia dotazione di fotografo: questa qui sotto è l'unica venuta degnamente…)
Il ritorno: Usciti dall’Acquario siamo andati a recuperare l’automobile, in realtà con almeno 15 minuti di anticipo sulla chiusura del parcheggio. I miei piedi a quel punto non erano soltanto bagnati ma oserei dire del tutto frolli. Altre 3 ore e mezzo di macchina (compresa relativa sosta per la cena) ed eccoci di nuovo a casa.
Qualche considerazione di chiusura: è stata una bella gita? Sì, nonostante la pioggia. Purtroppo ci sono molte cose che non abbiamo avuto occasione di vedere. Sicuramente il Millo (museo dedicato all’Antartide) sarebbe stato interessante, sicuramente la Biosfera (una sfera di una ventina di metri di diametro in cui è replicato un clima tropicale) si sarebbe associata al meglio all’Acquario. Sicuramente avrei voluto passeggiare con più tranquillità per le vie della città e vedere le tre o quattro altre cose che mi ero segnato sulla giuda. Ma Galata è stato molto interessante e l’Acquario è un must, per cui credo che la cosa migliore sarebbe visitare Genova per un week-end e non per un giorno solo, così in qualche modo anche le sei ore di viaggio si ammortizzano. Ancorato tra Galata e l’Acquario c’è anche il galeone spagnolo ricostruito per il film “Pirati” di “Roman Polanski” che si può visitare e per i cinefili potrebbe rivelarsi una vera chicca.
Riassunto dei costi: visto i tempi di crisi, vi faccio un breve resoconto dei costi da noi sostenuti per la gita, così vi fate un’idea.
Modena 30€ di autostrada tra andata e ritorno.
Almeno altri 30€ di benzina.
17€ a testa per entrare all’Acquario (noi abbiamo pagati 8,50 € perché eravamo in un periodo particolare)
2€ a testa per entrare nella Foresta dei Colibrì
10€ a testa per entrare a Galata
18€ per lasciare 9 ore l’auto al parcheggio Darsena
30€ circa per un pranzo spartano al ristorante dentro a Galata
25€ circa per colazione e cena in autogrill
Consigli per abbattere i costi:
Parcheggiare altrove, ammesso che cambi qualcosa.
Non pranzare nel ristorante del Museo del Mare.
Studiare precedentemente se si vogliono visitare altre strutture dell’Acquario Village e fare un biglietto cumulativo specifico.
Fare colazione a casa e tenersi la fame fino alla fine del viaggio di ritorno.
Ciò detto Buon Natale e Buon Anno a tutti.
Noi per queste feste abbiamo in programma una meravigliosa gita a Rovigo.
“A Rovigo?!?!?” già vi sento dire scandalizzati
Sì a Rovigo, sono sempre stato curioso di vedere Rovigo: cos’ha poverina che tutti la scansano?
E comunque non saranno mica cazzi vostri se noi vogliamo andare a visitare Rovigo!
Lo diventeranno solo nell’anno nuovo quando vi delizierò con il Rovigo reportage…
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