sabato 27 marzo 2010

Valter Buio

DUE CHIACCHIERE PRELIMINARI: la Star Comics tra metà marzo e inizio aprile lancerà 3 titoli nuovi. "Valter Buio", "Factor V" e "Pinkerton". Rispettivamente: mensile 12 numeri, bimestrale 6 numeri, bimestrale 6 numeri. Inutile dire che non ho potuto (e non potrò) esimermi dall’acquistare (e commentare) almeno il primo numero di ciascuno. In generale ho apprezzato l’opera degli ultimi anni della Star Comics: mi piace il formato di 96 pagine stile Bonelli e mi piacciono le miniserie. Per quanto, vorrei dire anche questo, sebbene nessuna delle pubblicazioni che ho seguito (qualcuna per intero, qualcuna solo per un po’) mi hanno fatto gridare al genio, le ho quasi sempre lette con gusto. Disgraziatamente quella che mi stava piacendo di più (Trigger) è stata interrotta dopo quattro numeri (su sei), cosa che ho trovato piuttosto disdicevole. Ho letto un po’ in giro su internet di tutta la querelle sull’argomento, indipendentemente dalle colpe che non ho gli strumenti per attribuire, per quanto mi riguarda la cosa più importante è che sussiste la possibilità che Ade Capone riesca a fare uscire la fine della storia sotto un’altra casa editrice.

TRAMA: Valter Buio è uno psicanalista di fantasmi. Che cosa significa? Che da un lato è (o almeno si presume...) laureato in psichiatria e dall'altro ha la facoltà di vedere gli spiriti intrappolati nel nostro mondo. Sicché, grazie anche all’aiuto di un medium che li instrada verso di lui, ha deciso di aprire uno studio vero e proprio. Li ascolta raccontare i loro problemi, cerca di sciogliere il nodo che li affligge e va a farsi pagare dai suoi famigliari. Un po’ stiracchiata come spiegazione? Un po’, sì, se devo dirla tutta. Comunque. In questo primo numero assistiamo all’apertura dello studio (un barcone sul Tevere, siamo infatti a Roma), apprendiamo del suo sodalizio con la segretaria, della sua amicizia con lo spiantato Conte Balestra (il medium che gli procura i clienti), della sua turbolenta relazione con la ex-moglie, cominciamo ad apprendere del suo passato e vediamo apparire quello che sarà verosimilmente il “nemico” che farà da filo rosso per legare insieme tutta la miniserie. Intanto Valter risolve anche il suo primo caso.

COMMENTO: un altro pseudo-investigatore dell’occulto? Ma la Star non aveva già prodotto Rourke l’anno scorso? Non erano già sufficienti i cloni di Dylan Dog? Tutte domande legittime. Alessandro Bilotta tra l’altro, ho letto da qualche parte, di Dylan Dog ne ha anche sceneggiato qualcuno e gli echi di quel lavoro si sentono. Ad esempio un certo romanticismo fa capolino qua e là, dicendoci subito chiaramente che questa non è semplicemente una storia di morte ma di amore e morte. A voi decidere se il binomio è gradito, io dirò solo che fin qui non siamo scivolati nello stucchevole (attributo malefico che Dylan Dog, giusto per tornare al prototipo, non sempre ci risparmiava - almeno quando ancora lo leggevo). Ebbene, rimarcato che il filone è piuttosto inflazionato, Valter Buio ha qualche motivo di interesse? Tutto sommato sì, a mio parere. Questo numero 1 è piuttosto ricco e, a parte la psicanalisi in sé un po’ facilona, tratteggia un personaggio articolato, nonché di alcuni subplot e personaggi di contorno di cui immediatamente desideriamo sapere qualcosa di più. Insomma la sceneggiatura a mio parere più che discreta e l’idea di fondo sufficientemente bislacca, allontanano (per il momento) lo spettro della derivatività.
Detto questo, la madre di tutte le domande è: prenderò il numero due? Tutto sommato direi di sì.
Voto: 6.5.

domenica 21 marzo 2010

Il “Bestiario” ha trovato casa!

Saluti a tutti, è un po’ che mi covo dentro la notizia e non volevo divulgarla prima di esserne arcisicuro. La mia raccolta di racconti intitolata “Bestiario stravagante”, che da un annetto circa era in cerca di un editore, lo ha trovato. Si tratta di Damster, mio conterraneo modenese.

Ma facciamo un passo indietro. Innanzitutto che cos’è “Bestiario stravagante”?
E’ una raccolta di tredici racconti che alla larga potremmo definire di genere horror, frutto di una selezione tra le mie opere brevi degli ultimi quattro o cinque anni. Alcuni di questi racconti erano già stati pubblicati in altre antologie, ma la maggior parte sono inediti.
La raccolta è incentrata prettamente sulla figura del “mostro”. Alcuni di questi sono mostri “classici” (vampiri, licantropi, non morti etc.) riletti in una chiave originale (il vampiro, per dirne una, vende pannelli solari), altri sono invece del tutto inediti (un cassonetto della spazzatura, un burocrate con una gamba di marzapane, etc.). Alcuni racconti sono seri, altri spingono molto sul pedale del grottesco, fino a diventare chiaramente umoristici.
Quanto al risultato… beh questo dovete dirmelo voi. A me piacciono, ma ci mancherebbe solo che non piacessero nemmeno a me.
E il bello è che, tutti voi che leggete il mio blog (letteralmente torme, oserei dire), potrete farlo senza sforzarvi nemmeno più di tanto: infatti oltre al cartaceo in vendita su ibs, sul sito di Damster, alle presentazioni e in alcune librerie, il testo sarà anche distribuito gratuitamente come e-book in versione integrale. Il ibro è infatti rilasciato sotto licenza Creative Commons, e questo è anche il motivo per cui oltre a "scrittutra" questo post porta anche l'etichetta "contenuti liberi". A qusto scopo mi sto attrezando per affiancare a questo blog un sito vero e proprio. Non sono un’aquila in queste cose per cui potrà volerci un po’ di tempo e un certo sforzo, ma ce la farò.
So che l’idea di vendere il cartaceo e far scaricare gratuitamente l’e-book non ha l’aria di essere commercialmente vincente, ma il fatto essenzialmente è questo: per me è più importante che questo libro lo leggano in tanti, piuttosto che lo comprino in quattro gatti, e purtroppo con tutta la buona volontà di questo mondo la piccola e media editoria più contare su distribuzioni e visibilità alquanto limitate.
Un'altra caratteristica del progetto è questa: per ogni copia cartacea del libro venduta 1€ sarà devoluto al Centro Fauna Selvatica “Il Pettirosso” (www.centrofaunaselvatica.it) che si occupa di del recupero e della cura di animali selvatici feriti o in difficoltà.
Ultima cosa: l’immagine allegata al post è la splendida copertina che ha disegnato per me Elena Bertacchini, ispirandosi ad uno dei racconti della raccolta intitolato: “Vacche magre”.
A breve altri dettagli sull’argomento: stay tuned!

giovedì 18 marzo 2010

Historycast

PREMESSA: Con questo post voglio inaugurare una nuova sezione del mio blog, quello riguardante i “contenuti liberi”. Comincerò con il dire una cosa che nella rete potrà suonare impopolare: non amo la pirateria. Trovo fuorviante l’idea di accostarla ad un furto, tuttavia mi piace l’idea di utilizzare i prodotti dell’ingegno degli altri nei termini che l’autore considera “equi”. Se ritiene “equo” che io paghi un prezzo per la sua opera a me decidere se l’opera (o la mia curiosità) lo vale, se ritiene equo concedermene liberamente l’utilizzo totale o parziale mi pare una cosa interessante, degna di considerazione e, se di qualità, di diffusione.



LA RISORSA: Detto questo, che cos’è Historycast? Un sito internet (www.historycast.org) da cui è possibile scaricare una serie di brevi lezioni di storia (una mezz’ora circa ciascuna), tenute da Enrica Salvatori professore associato all’Università di Pisa. Le lezioni affrontano gli argomenti e i personaggi più vari, riguardanti la storia antica (i Vangeli Apocrifi, Giulio Cesare, gli Etruschi…), medievale (La peste, l’inquisizione, Ugolino della Gherardesca…) e contemporanea (la conquista dello spazio, Walt Disney, Darwin…) inframmezzate da stacchi musicali. A tutt’oggi sono scaricabili 22 lezioni su altrettanti argomenti diversi e molte altre risorse di approfondimento e bibliogrfia sono fruibili sul sito. Per ora io ho ascoltato le prime otto e le ho trovate tutte molto interessanti, ben curate e piacevoli da ascoltare. Specialmente, tutte mi hanno lasciato alla fine con la curiosità di approfondire ulteriormente l'argomento, anche quando in partenza non mi pareva poi così allettante: il chè mi sembra un gran bel risultato. Un’altra cosa che mi piace molto è l’approccio “problematico” alla storiografia. Raramente Enrica Salvatori ha la pretesa di dirci come stanno le cose, più spesso invece ci apre uno squarcio su come ogni argomento si presti a molteplici tesi e ci lasci alla fin fine con più domande che risposte. Bella forza, dirà qualcuno, lo studio della storia è così. Sì d’accordo però raramente te lo pongono in questo modo a livello divulgativo... insomma, per farla breve io vi consiglio di scaricare e ascoltare un paio di puntate poi sarete voi a decidere se merita oppure no.

martedì 16 marzo 2010

I danzatori di Noyo

SULLA COLLANA URANIA: ho un rapporto d’affetto molto particolare con i libri della collana Urania. Nella mia memoria sono legati principalmente a questo ricordo: la bancarella di libri usati che campeggiava tutte le estati nei pressi della pineta a Punta Marina, il luogo dove passavo le vacanze estive da bambino. Passavo un sacco di tempo a spulciare in mezzo a quei libri a metà prezzo, e finiva sempre che ne compravo qualcuno. Che poi regolarmente non leggevo. Ne avrò comprati almeno venti, non ne ho letti più di tre. Ma da questo punto di vita i miei occhi hanno sempre avuto più fame del mio stomaco di lettore. Questo “I danzatori di Noyo” l’ho recuperato a casa di mia madre, era uno di quelli che avevo comprato e mai letto. Conservo comunque un buon ricordo di quei pochi Urania che ho letto. Per quanto riguarda la fantascienza è la collana prototipo della letteratura di genere. Romanzi in genere brevi (d’altronde se ne dovevi comprare un altro due settimane dopo non potevano essere troppo lunghi) e autoconclusivi, ma specialmente storie che non avevano nessuna pretesa o desiderio di essere più di questo, uniti ad una qualità complessiva in genere dignitosa. Questo il mio ricordo, quantomeno.

TRAMA: La California, divenuta uno stato indipendente, è rimasta spopolata dopo un’epidemia di una misteriosa malattia chiamata osteo-liquoma. Sulla costa numerose comunità si sono organizzate in tribù governate in genere dai Mandarini, ex-hippy ora cinquantenni un po’ rincitrulliti dalle droghe e fanatici del ballo. Anzi, in realtà fanatici dell’idea che i giovani debbano ballare. Per questo ormai ogni comunità ha il suo Danzatore. Un androide clonato da un tale O’Hara a partire dalle cellule della bocca i un altro tale di nome Bennet. Il Danzatore ha un carattere psichedelico e dispotico è generalmente aiutato da un lacchè dalla coscienza chimica (un ex-criminale violento che grazie alle medicine riesce a contenere i suoi impulsi) ed è abbastanza chiaro che finirà per sterminare tutti coloro che ballano al suo cospetto. Sam Mac Gregor, giovane abitante della tribù di Noyo che ha studiato da stregone da Joe Pomo decide di ribellarsi e piuttosto che mettersi a ballare con gli altri decide intraprende il viaggio del Graal, da cui nessun giovane è mai tornato mentalmente sano.

COMMENTO: Questo libro di Margaret St. Clair ha trentacinque anni, e ahimè si vedono proprio tutti. Non si dice in che anni sia ambientato ma credo di possa ipotizzare tra gli anni 90 e l’inizio del nuovo millennio. Sia questo sia la tematica hippy, danno al tutto un sapore di involontaria ucronia, più che di fantascienza. Non mancano trovate abbastanza interessanti (la descrizione dell’epidemia, le esperienze di extravita, l’idea della coscienza chimica), ma sono spesso estemporanee, ossia senza nessuna reale funzione nella trama. Per quanto riguarda la trama, poste le basi che vi ho raccontato prima e che bene o male si mettono a fuoco nelle prime 10/20 pagine, tutto il resto è un continuo venire catturato e fuggire del protagonista prima da solo e poi con la figlia di O’Hara recuperata per strada in maniera più o meno casuale. Alla fin fine il risultato è una sorta di pastiche non molto riuscito di stampo avventuroso-magico-fantascientifico su cui aleggia per tutto il tempo lo spettro di Joe Pomo (il cui solo nome è una risata sicura…). Ma il peggio è che alla lunga è la noia a farla da padrona.

Voto: 5

sabato 6 marzo 2010

Il figlio più piccolo

DUE CHIACCHIERE PRELIMINARI: ho visto moltissimi film di Pupi Avati, di base li andrei a vedere tutti al cinema prescindere di cosa parlano, nei fatti delle volte l’ha vinta la pigrizia e magari li recupero anni dopo in video. Non sempre i suoi film mi convincono al 100%, però in generale li trovo sempre film interessanti. Innanzitutto, cosa che spesso si tende a dimenticare, Avati è uno dei pochi registi horror italiani degni di nota. Ne ha fatti quattro di horror (cinque contando anche “Balsamus l’uomo di Satana”, che però metto sub-judice perché non l’ho visto) e sono tutti e quattro meritevoli di essere. Un classico “La casa delle finestre che ridono”, belli sia “Zeder” sia il recente “Il nascondiglio” e un capolavoro “L’arcano incantatore”. Ma a parte questo, mi sono piaciuti moltissimo sia “Regalo di Natale” sia “La rivincita di Natale” in cui Avati ci regala un Gianni Cavina nei panni di uno dei personaggi più magistralmente schifosi della storia del cinema. Ma anche molti altri: specialmente un superclassico per me e i miei amici è: “La via degli angeli”.


TRAMA: Il film inizia con Luca Zingaretti (con dei riccioletti terrificanti appiccicati sulla testa…) che viene buttato fuori da un convento. Non capiamo esattamente perché, ma solo che i frati ritengono l’abbia fatta grossa: un qualche tipo di frode senza dubbio. Ce lo troviamo (pochi minuti dopo?) davanti a una chiesa di Bologna dove Laura Morante e Christian De Sica, che già hanno due figli, si stanno sposando. La cerimonia si conclude, Zingaretti carica De Sica per portarlo a Roma. E’ subito chiaro che non farà mai più ritorno. Passano una dozzina d’anni, Laura Morante vive ancora a Bologna con i due figli: il più grande – l’unica persona sensata di tutta la famiglia - che la mantiene, il più piccolo che si sta laureando al DAMS ad argomento cinematografico ed è decisamente un candido. Assieme a loro vive anche Sydne Rome con cui la Morante ha un allucinante gruppo musicale a sfondo buddista. Di lei capiamo anche che ha un passato (ma forse anche un presente) di malattia psichiatrica.
Zingaretti e De Sica hanno invece fondato un piccolo impero basato su frodi fiscali, scatole cinesi e ricatti contiguo ai salotti buoni della politica romana. De Sica ci mette la faccia, Zingaretti l’intelletto, altri - notai compiacenti, avvocatucoli da strapazzo, segretarie prestanome, amici di amici - danno una mano (o forse remano contro). C’è però un problema, la magistratura ha fiutato l’inghippo e il gruppo è sotto il martello della finanza: deve allo stato 55milioni di Euro per evasione fiscale, De Sica è stato anche intercettato mentre minaccia qualcuno. Ma niente paura: se la barca affonda è sufficiente reclutare il figlio più piccolo di De Sica ormai maggiorenne e cedergli tutte le attività.
Richiamato dalla sirena paterna, inconsapevole, il figlio accetta.

COMMENTO: Il film mi è piaciuto… abbastanza. Un po’ come in “La seconda notte di nozze” ad esempio, trovo che Pupi Avati qui spinga un po’ troppo il pedale del grottesco. La cosa in sé non mi dispiacerebbe, se non fosse che è un grottesco figlio di un abbruttimento dell’anima davvero straziante, eccessivo, finanche inverosimile nella stupidità di alcuni personaggi e nella mancanza di scrupoli di altri. Ma si sa, la realtà supera l’immaginazione sicché non dubito che cose come questa possano effettivamente accadere. Graffiante la descrizione dell’associazione a delinquere Zingaretti/De Sica: entrambi molto in parte. Addirittura ripugnante la figura di Laura Morante, che anche con tutti i suoi problemi non riesce a suscitare alcuna pietà. Le scene cult sono varie: il figlio più piccolo che manifesta al suo professore la volontà di scrivere la tesi di laurea su “Guinea Pig”, sempre lui in camera da letto con la segretaria del gruppo che ad un certo punto sembra destinato a sposare per salvare parte della baracca, De Sica che prima di imbarcare il figlio nella vicenda ha un sussulto di umanità e dice a sé stesso: “Che brutta merda che sono”. Non oso nemmeno immaginare che soddisfazione debba essere stata far recitare al malefico De Sica, che appesta tutti i Natali della nostra vita con i suoi filmazzi, suddetta battuta. Di certo ascoltarla in sala è stato piacevole. Complessivamente però il film mi ha lasciato comunque un vago retrogusto di incompiuto.
Voto: 6.5