lunedì 11 ottobre 2010

Inception

Cobb è un estrattore. Una persona che entrando in un sogno condiviso è in grado di carpire i tuoi pensieri. Ne ha fatto un mestiere: vende la sua abilità a fini di spionaggio industriale. Dopo aver fallito un colpo, è proprio la sua vittima ad offrirgli un nuovo incarico: impiantare nel cervello del figlio del più magnate mondiale dell’energia l’idea di dividere il suo impero dopo la morte (imminente) del padre. Sembra un’impresa impossibile, ma in cambio Cobb avrà quel che più desidera, la possibilità di tornare a casa dai suoi figli.

Vorrei raccontare di più della trama di Inception, che detta così sembra piuttosto banale il chè non rende giustizia all’opera. Al contrario le sue contorsioni sono talmente strette e complicate che mi ci vorrebbe mezza giornata per farlo, la qual cosa in qualche modo mi costringe alla sinossi stringata di cui prima.
Anche per quanto riguarda il commento, ci vorrebbe molto tempo e molto spazio, specialmente forse sarebbe necessario parlarne con qualcuno che lo ha visto.
Mi limiterò perciò a gettare nel calderone alcuni appunti sparsi.
Innanziatutto, com’è il film? Da vedere. Quantomeno certamente da vedere per chi ama un certo tipo di cinema “lisergico” come me. Da questo punto di vista Nolan non tradisce mai. Tranne quando si dedica a Batman, su questo sospendo il giudizio perché a me il personaggio (i supereroi in generale) sta abbastanza sulle palle, per cui quel “ramo” me lo sono sempre scontato.
Ma Batman a parte c’è un filo rosso nell’opera di Nolan che va da “Memento” a “Inception” passando per “The prestige”, ossia il tema dell’alterazione del reale, della sua dispercezione e della menzogna. A parte queste tematiche di fondo sono tre film molto diversi, ma di certo tutti e tre molto originali.
Tra essi “Inception” è certamente il più spettacolare nonché forse il più ambizioso, ma anche il più meccanico. Contiene moltissime idee ma la maggior parte di esse rimangono appena sbozzate, sullo sfondo, e nel continuo rutilare di eventi non vengono mai messe veramente a fuoco o alla prova.
Il suo peccato, piuttosto insolito per la verità, è la sovrabbondanza: vorrebbe descrivere una “realtà” che ha regole differenti, ma non lascia mai davvero il tempo allo spettatore di riparametrarsi. Perduti nell’abisso progressivo del sogno nel sogno nel sogno nel sogno non abbiamo mai tempo di riflettere, ci dobbiamo sempre “fidare” che gli incastri riescano, che quello che ti viene detto abbia un senso. Tra l’altro per parte mia, almeno in una circostanza - che non descrivo per non fare uno spoiler grosso come una casa – ho sentito un chiaro odore di forzatura, se non proprio di “frode”.
Ma anche sorvolando su quest’ultimo appunto, non ritengo che quelle precedentemente descritte siano qualità positive. Una storia, se è buona abbastanza, se ha fiducia nella sua logica, dovrebbe lasciarti il tempo di valutare, “Inception” non lo fa.
C’è però anche dell’altro: alla rincorsa di una spettacolarità che ha “Matrix” come paradigma, la velocità si è mangiata i personaggi, ne ha banalizzato i risvolti psicologici rendendoli a mio avviso un po’ bidimensionali. Da questo punto di vista la distanza sia da “Memento” che specialmente da “The prestige” è siderale.
Detto questo comunque “Inception” non è Matrix per cui tutto il capitolo “predestinazione e altre simili minchiate” ci viene risparmiato, e questo l’ho trovato molto apprezzabile.
Dunque “Inception” non è bello? Tutt’altro, non fraintendetemi, Inception è MOLTO bello, uno dei film più belli degli ultimi anni, quantomeno come film di genere.
Una goduria: specialmente per gli occhi.
Però… però non è bello quanto “Memento”, secondo me, e soprattutto non è bello quanto “The prestige” che tra film mi Nolan trovo sia di un’incollatura i migliore di tutti.

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