mercoledì 8 febbraio 2012

Visioni di dicembre/gennaio (I° parte)

Oggi esordisco con un nuovo progetto. Microrecensioni per tutti quei film che non ho il tempo di trattare con la dovuta cura, riunite per periodo di visione. Per l'occasione ho deciso di recuperare anche qualche pellicola di dicembre e ho deciso di spezzare il tutto in due post per non farle diventare troppo pesanti. Buona lettura.

I pilastri della Terra

Serie in sei episodi tratta dal bestseller di Ken Follett. Premesso che io il libro non l’ho letto (ho anzi una sorta di blocco al riguardo: sebbene non abbia niente di strano sono patologicamente incapace di girare la prima pagina…), questa serie mi è piaciuta… abbastanza. Ossia diciamo che mi è piaciuta molto fino a metà. Poi all’ennesimo tradimento dei più pessimi tra i cattivi, all’ennesima volta che il villaggio tal dei tali viene raso al suolo, all’ennesima idiozia scellerata del fratellastro del protagonista, all’ennesimo colpo di scena da drammone ho cominciato onestamente un po’ a stancarmi. Resta comunque una serie più che dignitosa, un’incollatura sopra alla maggior parte delle fiction che mi è capitato di vedere in questi anni (che sono però in media abbastanza scrause…)

Voto 6.5


Vatel

Ho letto da più parti commenti negativi su questo film, ma non condivido. La storia di Vatel, maestro di cerimonie alla corte di un nobile francese che deve preparare tre giorni di festeggiamenti per una visita del Re Sole, secondo me è un o spunto molto interessante. Ci si aggiunge una confezione assolutamente sontuosa, una ricostruzione storica assai accurata, la giusta dose di intrighi e politica e ottieni un film che non può essere brutto. E infatti non lo è. Forse è meno bello di quanto si potesse sperare, sicuramente il finale è mal risolto, però fino a tre quarti almeno è un assoluto piacere per gli occhi.

Voto 6.5





L’educazione fisica delle fanciulle

Altro film che ho voluto vedere nonostante ne avessi letto male, a volte anche malissimo. Però vista l’atmosfera da fiaba nera per me era quasi irrinunciabile. Parliamone eh, siamo dalle parti di “In compagnia dei lupi”, mica di “Cappuccetto Rosso sangue”. Anzi, ancora meglio direi “Picnic ad hanging rock”: un paio di scene lo ricordano smaccatamente, e così pure le dinamiche saffiche tra le ragazzine (argomento trattato con molto pudore, sia chiaro). Nel complesso devo dire che l’atmosfera di tutta l’operazione mi è piaciuta molto, anche se in effetti non si può negare che sul finale ci troviamo di fronte alla classica montagna che partorisce il topolino. Nel complesso un film tutt’altro che perfetto ma che ha il suo fascino.

Voto 6




Le quattro piume

Terzo film di fila che ho voluto vedere nonostante ne avessi sentito parlare male. Nonostante non mi ritenga un cinefilo di bocca particolarmente buona, devo dire che anche in questo caso la cattiva fama mi pare abbastanza immeritata. Shekhar Kapur (già regista dei due Elisabeth), traspone sul grande schermo per la x-esima volta il romanzo omonimo del britannico A.E.W. Manson del 1902. Il suo film è visivamente bello, avventuroso e spettacolare la sua parte (la scena del quadrato in battaglia è stupenda), anche se forse un po’ superficiale nel caratterizzare i personaggi (un portato del romanzo?) e un po’ lungo. Senza alcun dubbio retrò.

Voto 6+





Le idi di marzo

Ho sentito la presentazione del film su “la rosa purpurea” (il programma di Radio 24) mentre ero in Val Maira e ho capito immediatamente che questo film faceva per me. Non mi sbagliavo. “Le idi di marzo” è un film che parla di politica, anzi sarebbe meglio dire "che ha la politica come argomento" (un po' come ACAB parla di poliziotti). Guarda da vicino la "macchina della politica" (e del consenso) ed è anche un po’ difficile da seguire per noi che non conosciamo come funzioni precisamente la legge elettorale degli Stati Uniti. Ma tranquilli, al di là dei bizantinismi regolamentari il film è chiarissimo. Rigoroso come un documentario (regia e fotografia pulitissime per non distrarvi dalla storia), affilato come una lama di rasoio.


Voto 8



L’età dell’innocenza

Ecco un film che mi ero sempre perso e che finalmente ho trovato la risolutezza per vedere. Ho fatto bene. Non sto nemmeno tanto a parlarvene, perché probabilmente ero l’ultimo rimasto sulla terra che non lo aveva ancora visto. Affresco dell’alta società newyorkese di fine ottocento, raffinato e amarissimo dal romanzo di Edith Wharton (1920) nonché una storia d’amore mai agita ma già condannata. Regia di Scorsese, Day Lewis e Pfeiffer stellari, Oscar per i costumi. Una citazione (la prendo dal libro ma nel film è quasi uguale): “I Lanning sopravvivevano soltanto nelle persone di due vecchissime ma vivaci signorine, che vivevano allegramente abbandonandosi ai ricordi in mezzo a ritratti di famiglia e mobili Chippendale; i Dagonet costituivano un clan considerevole, imparentati con i migliori nomi di Baltimora e Filadelfia; ma i van der Lyduen, che stavano sopra di tutti, erano svaporati in una sorta di crepuscolo ultraterrestre…”

Voto 9

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